Trivelle, processi, disastri ambientali: ecco perché ENI non può insegnare sostenibilità
L'annuncio che ENI potrà formare docenti sui temi ambientali ha scatenato un putiferio. Giustificato dalle strategie aziendali e dalle tante ombre del big petrolifero.
La decisione dell'Associazione nazionale dei presidi italiani (ANP) di affidare l'educazione ambientale nelle scuole a personale dell'ENI, ha scatenato le proteste della società civile: dopo la lettera in cui Kyoto Club, Legambiente e Greenpeace esprimevano le proprie perplessità e il loro disagio, anche i giuristi del team "Legalità per il clima", guidata da Michele Carducci, professore ordinario di Diritto climatico dell’Università del Salento, ha denunciato l'accaduto decidendo di predisporre, con il sostegno anche dei Teachers for Future italiani, una diffida alla stessa ENI, che verrà indirizzata al Ministero e all’ANP.
ENI è, una tra le maggiori società internazionali per produzione di petrolio e gas. Un paradosso tutto italiano, in tempi di Green New Deal e decarbonizzazione. ENI infatti primeggia per esplorazioni e trivellazioni di fonti fossili in 67 paesi del mondo e investe, appena lo 1,88% del proprio fatturato in progetti di sviluppo per le energie rinnovabili (dati 2018).
Ne scrive Rosy Battaglia sul portale Valori.it.