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Kyoto Club alla COP28

Si svolgerà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e dovrà fare il punto sugli impegni presi dai Paesi nel 2015 a Parigi.

13 December 2023

Also available in Italian  

La 28 esima Conferenza delle Parti (COP28) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) si terrà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre 2023.

Con l’accordo di Parigi del 2015 per la prima volta tutti i Paesi si sono impegnati a mantenere la temperatura “ben al di sotto” dei 2 gradi rispetto all’era preindustriale e a proseguire gli sforzi per restare entro gli 1,5 gradi, soglia più sicura per combattere le conseguenze del cambiamento climatico – nonostante l’aumento delle temperature si aggiri intorno gli 1,3 gradi.

La COP28 rappresenta uno strumento importante per capire se le azioni per la riduzione delle emissioni intraprese dagli Stati firmatari dell’Accordo di Parigi siano funzionali per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030.

Tale controllo avviene attraverso i cosiddetti il global stocktake, necessari per valutare i progressi ottenuti dai singoli Paesi in termini di riduzione delle emissioni, da tenersi ogni cinque anni a partire dal 2023. Gli indicatori dicono che con gli impegni presi fino a oggi l’aumento delle temperature non resterà confinato entro i limiti di Parigi, ma sfiorerà i 3 gradi entro il 2100.


Buongiorno COP, il clima di Dubai in un click


Il report dalla COP28 di Dubai di Ecco
Mercoledì 13 dicembre 2023

Approvato!! Il risultato della COP28 segna l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili. Per seguire la plenaria finale vai qui.

Uno nuovo testo – Questa mattina, all’alba, è stato presentato un nuovo e ora finale testo del Global Stocktake da parte della Presidenza.  

Un passo storico – Il testo pone le basi per la fine dell’era dei combustibili fossili già a partire da questa decade, con l’obiettivo di zero emissioni nette (Net Zero) al 2050.  

Prima rinnovabili e efficienza – Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire, su fasce temporali diverse, determinate dalle circostanze nazionali, per triplicare la capacità di rinnovabili e duplicare gli sforzi per l’efficienza. Rinnovabili, efficienza e batterie emergono come le tecnologie vincenti. Il testo riconosce “il fatto che nell’ultimo decennio” queste tecnologie “sono diventate sempre più disponibili” e che i costi “siano diminuiti costantemente grazie ai progressi tecnologici, alle economie di scala, all’aumento dell’efficienza e ai progressi tecnologici e alla razionalizzazione dei processi di produzione.” 

Nucleare e CCS presenti ma marginali – Il nucleare entra per la prima volta nel testo ma con un ruolo marginale e secondario rispetto alle altre tecnologie. Il testo riconosce inoltre “le tecnologie di abbattimento e rimozione, come la cattura e l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS), in particolare nei settori in cui è difficile abbattere le emissioni”. Menzionato anche un possibile ruolo per i “combustibili di transizione” ma rimangono del tutto indefiniti. Nessuna menzione esplicita del gas, che rimane fuori dal testo. 

Finanza climatica – Il testo riconosce che “il fabbisogno finanziario per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo è stimato in 215-387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 e che è necessario investire circa 4,3 mila miliardi di dollari all’anno in energia pulita fino al 2030, aumentando poi a 5 mila miliardi di dollari all’anno fino al 2050, per poter raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050”. 

Sostegno per la transizione – Il testo rileva anche che “l’aumento di nuovi e ulteriori finanziamenti basati su sovvenzioni, agevolazioni e strumenti che non ricadono sul debito rimangono fondamentali per sostenere i Paesi in via di sviluppo, in particolare nella fase di transizione verso un’economia giusta e equa. Viene riconosciuta una connessione positiva tra la disponibilità di un sufficiente spazio fiscale e l’azione per il clima”. 

Rischi finanziari legati al clima – Si “sottolinea il ruolo dei governi, delle banche centrali, delle banche commerciali, degli investitori istituzionali e di altri attori finanziari al fine di migliorare la valutazione e la gestione dei rischi finanziari legati al clima. Questo per garantire o migliorare l’accesso ai finanziamenti per il clima in tutte le regioni geografiche e in tutti i settori, e accelerare la creazione di nuovi organismi e nuovi fondi, oltre ad accelerare l’istituzione di fonti di finanziamento nuove e innovative, compresa la tassazione, per l’attuazione dell’azione per il clima, consentendo così di ridurre gli incentivi dannosi.” 

Le prime reazioni

  • L’AOSIS (l’alleanza delle piccole isole) riconosce che, da un punto di vista procedurale, il nuovo testo del Global Stocktake è un miglioramento e riflette una serie di proposte presentate dai piccoli Stati insulari in via di sviluppo. L’AOSIS accoglie con favore il maggior impegno per Contributi Nazionali Determinati (NDCs) più ambiziosi e il riferimento alla scienza. 
    Per quanto riguarda l’obiettivo 1,5°C parlano di passi avanti nel testo, sottolineando la menzione della transizione dai combustibili fossili in un modo che il processo non aveva mai fatto prima. Evidenziano però che il testo non parla specificamente dell’abbandono dei combustibili fossili e della mitigazione in un modo che sia effettivamente “il cambio di passo necessario”. Definiscono questo passo avanti, incrementale ma non trasformativo. Il testo non sembra fornire l’equilibrio necessario per rafforzare l’azione globale per correggere la rotta sul cambiamento climatico. 
     
  • Per Hoekstra un testo “ambizioso e bilanciato” frutto delle alleanze che l’Europa ha costruito in particolare con i paesi dei paesi vulnerabili. 
     
  • Secondo il co-direttore di ECCO Luca Bergamaschi, “Il testo pone basi solide per la fine dell’era dei combustibili fossili, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica. Ci vorrà molto più supporto finanziario, da parte di pubblico e privato, per supportare tutti i paesi nella transizione. Ma la via è tracciata.”  
     
  • La reazione della società civile internazionale, potete leggerla qui.   

Il report dalla COP28 di Dubai di Ecco
Martedì 12 dicembre 2023

Secondo il calendario ufficiale dell’UNFCCC, oggi alle 11.00 GST, ore 8 ore italiana, la COP28 avrebbe dovuto concludersi. In realtà la fine sembra lontana e quasi tutti stanno spostando i voli di ritorno. I meno ottimisti, anche di due giorni.

Questo dovrebbe essere l’ultimo Buongiorno COP di questa COP28. Il condizionale è d’obbligo. Vedremo gli sviluppi e vi terremo aggiornati, fino alla fine.

Una bozza che scontenta (quasi) tutti – lunedì pomeriggio, dopo ore di rinvii, sono state rese note le nuove bozze di testo del Global Stocktake (GST) e dell’Obiettivo Globale sull’Adattamento (GGA). Immediate le reazioni pubbliche di alcune Paesi e gruppi, che hanno espresso forti preoccupazioni sul basso livello di ambizione rappresentato dal pacchetto.

Le maggiori criticità emergono sul paragrafo 39, quello sull’energia, il quale ora elenca un’ampia gamma di possibili azioni che le Parti “potrebbero” intraprendere per ottenere una profonda riduzione delle emissioni. L’opposto rispetto a impegni chiari e vincolanti. Secondo Simons Evans di Carbon Brief: “Quasi nessuno dei verbi contenuti nell’ultima bozza di testo del Globale Stocktake richiede effettivamente ‘un’azione’.” Qui il suo commento.

Non c’è il phase out – Non compare nel testo un linguaggio inequivocabile per una eliminazione dei combustibili fossili. Precedentemente, phase out compariva nelle opzioni (building blocks) contenute nelle bozze di testo dei giorni scorsi.

Preoccupazioni anche su adattamento – Emergono dubbi circa l’azione sull’adattamento, sia nel Global Stocktake che nel Global Goal on Adaptation.

La notte scorsa è stata lunga – a causa dell’incontro dei Capi delegazione e la Presidenza. Per l’Italia, ha presenziato fine al termine (2pm GMT) la Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava insieme alla capa negoziale Federica Fricano. Il messaggio di Europa, AOSIS (Isole vulnerabili), AILAC (Paesi sudamericani e caraibici) è uno solo: serve più ambizione per l’uscita dai combustibili fossili.

Tutti chiedono maggior ambizione – Molte le voci importanti, gli esperti (anche i nostri) e i rappresentati della società civile, che hanno chiesto maggiore ambizione sull’uscita dai combustibili fossili e minor dipendenza da tecnologie come la cattura e lo stoccaggio di carbonio (CCS) per l’abbattimento delle emissioni.

Le reazioni principali:

Il presidente dell’AOSIS Toeolesulusulu Cedric Schuster (alleanza delle piccole isole): “Rimarremo fermi sulle nostre posizioni sul cambiamento climatico e sulle conseguenze mortali che ha portato alle nostre isole. In queste ore, i nostri negoziatori sono impegnati nelle discussioni, poiché le restanti ore della COP28 saranno cruciali”, “Non firmeremo il nostro certificato di morte. Non possiamo firmare un testo che non preveda impegni forti per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili”.

La Presidente dei Paesi più vulnerabili (LDCs), Madeleine Diouf: “Non possiamo accettare l’ultimo testo del GST. Abbiamo bisogno di una via d’uscita che ci garantisca il raggiungimento dell’obiettivo 1,5 °C e un aumento dei finanziamenti per il clima, soprattutto per l’adattamento e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili (differenziato). Questo testo non definisce un percorso chiaro per nessuno dei due. Il GST intende aumentare l’ambizione, ma dov’è l’ambizione?”.

Wopke Hoekstra (Commissario europeo per l’Azione per il clima): “Il testo nella sua forma attuale è deludente. È insufficiente e non adeguato ad affrontare il problema. La scienza è chiara: dobbiamo eliminare gradualmente i combustibili fossili. Dobbiamo continuare la conversazione”.

Germania, la Ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha dichiarato che per l’UE il testo è insufficiente e deludente, mancando gli strumenti per mantenere l’obiettivo 1,5°C a portata di mano.

Irlanda con il Ministro per il clima Eamon Ryan: “Non è un buon testo. Non è un testo equilibrato. Non è abbastanza ambizioso. Non fornisce il tipo di linguaggio di cui abbiamo bisogno per eliminare gradualmente i combustibili fossili. Non sarà accettato.”

Dura reazione di Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti: “La COP28 è sull’orlo del fallimento totale. Il mondo ha un disperato bisogno di eliminare gradualmente i combustibili fossili il più rapidamente possibile. Ma questa bozza sembra sia stata dettata dall’OPEC parola per parola. È persino peggiore di quanto molti temevano.”

Cosa servirebbe per un testo di maggiore successo? Europa e Paesi vulnerabili, incluso il Gruppo dei paesi africani, hanno la possibilità di fare sponda per un pacchetto finale che ci traghetti verso Belem nel 2025 via Baku. Serve maggiore ambizione sull’energia ma anche un linguaggio concreto per affrontare le preoccupazioni relative alla garanzia di una transizione equa e giusta per tutti i Paesi, con maggiori impegni sul sostegno finanziario e tecnologico. Servirà tanta diplomazia e spinte in avanti sia da dentro che da fuori. Anche noi faremo la nostra parte con proposte per un compromesso ambizioso e analisi degli sviluppi.

Aspettando il prossimo testo, buona giornata.


Il report dalla COP28 di Dubai di Ecco
Lunedì 11 dicembre 2023

Le giornate tematiche della COP sono terminate, nelle prossime 36 ore tutta la concentrazione è sui testi negoziali.  

Le prossime 24/36 ore – Da programma, questa COP dovrebbe concludersi martedì 11 dicembre alle ore 11.00 GST (8.00 ora italiana). Sono in molti a pensare che ci vorrà più tempo per trovare un accordo che accontenti – o meglio, non scontenti – nessuna delle Parti. 

Il Majlis di domenica pomeriggio – Ieri, la Presidenza degli Emirati Arabi Uniti ha convocato le Parti in un Majlis, uno spazio di confronto tipico del mondo arabo, con l’obiettivo di consentire un dialogo franco e onesto sul pacchetto della COP28. Per chi ha detto cosa, si veda qui e negli approfondimenti per la posizione tenuta dai paesi europei che sono intervenuti. Per l’Italia, in ascolto, c’era la Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava.  

Una nuova bozza di testo del Global Stocktake è attesa per questa mattina tra le 11.00 e le 12.00. 

Middle ground per il pacchetto finale – Gli elementi che possono fornire l’ossatura di un accordo sono: 

  • l’impegno a eliminare gradualmente i combustibili fossili, senza scappatoie; 
  • incrementare le energie rinnovabili e l’efficienza energetica;  
  • indicazioni chiare per garantire che il prossimo ciclo di piani nazionali energia e clima (NDCs) sia allineato all’obiettivo 1,5 ºC;  
  • un linguaggio che affronti le preoccupazioni relative alla garanzia e al supporto di una transizione equa e giusta per tutti i paesi; 
  • l’aumento del sostegno finanziario e tecnologico per soddisfare le esigenze dei paesi in via di sviluppo in materia di transizione energetica,  
  • l’ambizione per un nuovo obiettivo collettivo di finanza (New Collective Quantified Goal on Climate Finance), un indirizzo della finanza pubblica verso investimenti puliti e una riforma del sistema finanziario internazionale. 

Adattamento – Sarà importante raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento entro il 2025. Questo è fondamentale per colmare il divario rispetto alle esigenze dei paesi in via di sviluppo. Nell’ambito dell’Obiettivo Globale di Adattamento permangono aree di difficile compromesso tra le Parti, tra queste: le tempistiche (il 2030 è emerso come opzione principale), le modalità di attuazione degli obiettivi dimensionali e tematici e la specificità di come realizzare gli elementi in sospeso e sostenerne l’attuazione dopo la COP28.  

Mentre la maggior parte dell’attenzione è rivolta ai combustibili fossili, gli Stati Uniti rischiano di bloccare i progressi su adattamento, una questione di vita o di morte per molti africani. 

Perdite, danni e calcio stellare –  Tariq Jowahir osserva come l’impegno di 700 milioni di dollari per il Fondo Loss & Damage alla COP28 sembra un po’ misero se paragonato agli stipendi delle star del calcio.  

EU-China – Qual è il ruolo di Stati Uniti e Cina nel raggiungimento di un accordo alla COP28? Secondo uno dei più attenti osservatori della diplomazia climatica cinese, Li Shuo, un accordo tra Stati Uniti e Cina, il G2, può facilitare un risultato ambizioso alla COP28. Se da un lato la Cina vorrà tenere la linea dell’accordo di Sunnylands, ovvero un impegno per la sostituzione delle fonti fossili con energie rinnovabili al 2030, manca ancora una visione di lungo periodo al 2050 e segnali verso i paesi vulnerabili che hanno bisogno di supporto per la transizione. 

L’Arabia Saudita ha dichiarato che le sue “prospettive” e le sue “preoccupazioni” devono essere prese in considerazione nei colloqui sul clima della COP28. Il primo esportatore di petrolio al mondo emerge come principale oppositore alle iniziative per concordare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. 

UN Chief back in town – Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è tornato a Dubai per seguire da vicino le ultime ore del negoziato. Su X, ha sottolineato che “siamo sull’orlo del disastro climatico e questa conferenza deve segnare una svolta”, chiedendo ai leader di “impegnarsi a rispettare l’obiettivo 1,5°C e porre fine all’era dei combustibili fossili”. 

Lo dice, di nuovo, la IEA – Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’impatto degli impegni sulle rinnovabili (triplicare) e sull’efficienza energetica (raddoppiare) porterebbe a una riduzione delle emissioni pari a 4 gigatonnellate. Dati che emergono da un’analisi pubblicata ieri. Secondo il direttore generale della IEA, Fatih Birol, “gli impegni su rinnovabili, efficienza e metano sono passi positivi ma colmano solo il 30% del divario verso il raggiungimento degli obiettivi climatici nel 2030.” 

COP29: save the date – Dopo la conferma che la prossima COP, la numero 29, si terrà in Azerbaigian, le date dovrebbero essere 11-24 novembre 2024.  

G20: save the date – confermate anche le date del G20 2024 guidato dal Brasile. Si terrà a Rio de Janeiro il 18-19 novembre 2024. La concomitanza dei due degli incontri multilaterali più importanti sarà uno slancio o un freno per risultati ambiziosi?  


Highlights dalla giornata dei sistemi alimentari, agricoltura e acqua

Highlights dalla giornata dei sistemi alimentari, agricoltura e acqua  

Emissioni e sistemi alimentari – Governi, agricoltori e altri attori non statali hanno condiviso i progressi e assunto impegni per accelerare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili, giusti, resilienti, allineati all’1,5 e positivi per la natura, riconoscendo che un terzo delle emissioni di gas serra deriva dai sistemi alimentari.  

Oltre 200 eventi sul tema dell’alimentazione – Emerge l’enorme carenza di fondi (meno del 3% dei finanziamenti per il clima è destinato ai sistemi alimentari) e la necessità di aumentare urgentemente i finanziamenti per i piccoli agricoltori e altre comunità in prima linea, nonché per la protezione e il ripristino delle foreste e di altri ecosistemi.  

Tra le iniziative lanciate, ne spiccano due:  

  • La roadmap della FAO verso 1,5 gradi e fame zero (SDG2) è un importante passo avanti come prima roadmap globale delle Nazioni Unite per allineare i sistemi alimentari con l’azione per il clima. Tuttavia, il rapporto è carente per quanto riguarda l’ambizione di arrestare e invertire la perdita di foreste e biodiversità e il riconoscimento della necessità di ridurre il consumo di carne in alcuni paesi sviluppati, gli squilibri di potere nei sistemi alimentari e i fertilizzanti. La prima parte del rapporto, pubblicata ieri, è di portata globale. Alla COP29 la FAO pubblicherà le tabelle di marcia regionali, seguite da quelle nazionali alla COP30. Le fasi successive saranno l’occasione per rafforzare la roadmap, in particolare per garantire l’allineamento con il Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal. 
     
  • Alleanza per la trasformazione dei sistemi alimentari. Co-presieduta da Brasile, Norvegia e Sierra Leone, insieme ai membri fondatori, Cambogia e Ruanda. I paesi si sono impegnati a ottenere risultati migliori in materia di adattamento e resilienza alimentare, mitigazione, sicurezza alimentare e nutrizionale, equità e mezzi di sussistenza, natura e biodiversità. Ogni paese si impegna a rafforzare le azioni nazionali per trasformare i sistemi alimentari, coerentemente con gli obiettivi basati sulla scienza. Volontà di sviluppare un approccio “gold standard” per la trasformazione dei sistemi alimentari, affrontandoli nella loro interezza, dalla produzione, alla lavorazione, alla distribuzione e al consumo fino ai rifiuti. I membri si impegnano inoltre ad aggiornare i piani nazionali di trasformazione dei sistemi alimentari entro il 2025 e ad aggiornare annualmente sui progressi compiuti. 

Passi avanti della cooperazione italiana – Celebrato ieri il 5° rinnovo del Programma di cooperazione tra Italia e piccoli stati insulari in via di sviluppo del Pacifico. Per l’Italia ha partecipato Roberta Ronzitti, diplomatica e Direttrice per la Cooperazione Internazionale Ambientale presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Tutti gli accordi bilaterali della cooperazione ambientale dell’Italia sono disponibili qui con una tabella di dettaglio per paesi qui

Le prossime giornate – Saranno molti gli sviluppi politici in questa fase finale della COP28. Non si possono escludere sorprese. Le prossime 36 ore metteranno alla prova la forza degli architetti del pacchetto di Dubai e dei paesi che vogliono scrivere la storia. Questi saranno fondamentali per garantire che la bilancia penda a favore dell’ambizione, allontanando il rischio di un risultato al ribasso. 


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Domenica 10 dicembre 2023

Dove siamo? Le parti stanno ancora ragionando sull’ultima versione del testo del Global Stocktake, quella dell’8 dicembre.

Il prossimo testo non arriverà prima di lunedì mattina. Ricordiamo che questo testo sul Global Stocktake sarà quello che permetterà di leggere il risultato politico della COP28.

Tutto è connesso. A questo punto dei negoziati molti dei risultati chiave attesi sono strettamente interconnessi tra loro. I finanziamenti e i mezzi di attuazione per raggiungere gli obiettivi energetici e di adattamento sono gli elementi critici per un risultato ambizioso all’interno del Global Stocktake e dell’Obiettivo Globale sull’Adattamento.

Sull’adattamento risuonano le parole di Ephraim Mwepya Shitima, capo negoziatore del continente africano, il quale ha affermato che un accordo per un finanziamento giusto e equo è “una questione di vita o di morte”.

Si fanno le squadre. In queste ore si stanno definendo le alleanze tra i paesi. La Presidenza riunirà il suo primo “Majilis” (termine arabo per un incontro di consultazione) oggi pomeriggio alle 15.00 GST. La Presidenza ha ora la responsabilità di garantire la massima trasparenza del processo, mantenere alta fiducia e ambizione e agire come mediatore tra le Parti.

I punti chiave: eliminazione o riduzione di tutti i combustibili fossili con o senza tecnologie di abbattimento delle emissioni (leggi CCS), attraverso l’incremento sostanziale (per tre) di energie rinnovabili e dell’efficienza energetica (per due). Il confronto sulle tecnologie di cattura e stoccaggio di carbonio, ovvero la CCS, continuerà ad essere centrale nelle discussioni sull’uscita dai combustibili fossili.

La Cina è pronta a un passo avanti sui combustibili fossili attraverso la sostituzione con le rinnovabili. Questa la volontà che emerge dalle parole dell’Inviato speciale per il Clima della Cina, Xie Zhenhua. L’Inviato ha fatto riferimento agli impegni presi con gli Stati Uniti prima della COP, sottolineando che sia la Cina che gli Stati Uniti promuoveranno la diffusione delle energie rinnovabili, utilizzandole per sostituire gradualmente e ordinatamente carbone, petrolio e gas.

L’uscita dai combustibili fossili è richiesta ora da oltre 100 governi. Inclusa la High Ambition Coalition (HAC), un gruppo informale di paesi ambiziosi nato alla COP21 di Parigi nel 2015. Ieri la HAC ha sottolineato quali devono essere le priorità per la COP28. In cima alla lista: l’uscita dai combustibili fossili come unica soluzione per raggiungere l’obiettivo 1,5°C. L’Italia ne ha preso parte fin dall’inizio, nel 2015, ma non vi sono più notizie di un suo coinvolgimento negli ultimi 12 mesi. Ora che il Ministro Pichetto Fratin e la Viceministra Gava sono tornati a Dubai, segnalare il ritorno nella HAC sarebbe un segnale politico e diplomatico forte per un risultato ambizioso.

Lo dice la scienza. Nel World Energy Outlook 2023, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, ha sottolineato che triplicare le energie rinnovabili, raddoppiare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di metano del 75% entro il 2030 fornirebbe l’80% dei tagli alle emissioni necessari per raggiungere 1,5 C.

Questo utile Q&A, realizzato da Dave Jones di Ember per Carbon Brief, spiega perché triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica siano le due azioni più importanti che il mondo può intraprendere per rimettersi in carreggiata per 1,5 °C e uscire dai combustibili fossili. Senza l’efficienza, la domanda totale di elettricità aumenterebbe molto rapidamente, il che significa che ci sarebbe meno energia rinnovabile “aggiuntiva” per sostituire la generazione a carbone e a gas.

DOVE ANDREMO IL PROSSIMO ANNO:
La COP29 si terrà con ogni probabilità in Azerbaigian, in seguito alla risoluzione dello stallo politico dei paesi dell’Europa orientale. Le tensioni geopolitiche hanno lasciato la conferenza del 2024 in un limbo per mesi, con la Russia che ha impedito ai paesi dell’Est Europa, membri dell’Unione europea di ospitare la conferenza.

A dirlo il ministro dell’Ambiente dell’Azerbaigian, Mukhtar Babayev: “Sono lieto di annunciare che c’è un consenso generale sulla candidatura dell’Azerbaigian a ospitare la COP 29. Siamo molto grati a tutti i Paesi, in particolare al Gruppo dell’Europa orientale e alla presidenza degli Emirati Arabi Uniti, per il loro sostegno. Ci impegniamo a lavorare in modo inclusivo e collaborativo con tutti per garantire il successo della COP 29″.

Sui media europei si è espresso il Presidente dell’Azerbaijan rispetto alle priorità energetiche e in particolare il continuo utilizzo del gas, che riproporrà quindi gli stessi problemi di conflitto di interessi presenti alla COP28.

TEMA DEL GIORNO:
Oggi è la giornata è dei sistemi alimentari, dell’agricoltura e dell’acqua.

Atteso in queste ore un nuovo rapporto della FAO sui sistemi alimentari nello scenario 1.5 °C già disponibile qui.

Un interessante evento da segnalare è quello di ECDPM (14:30-16:30 presso Padiglione africano) sugli investimenti e i meccanismi di finanziamento per i sistemi alimentari nazionali con particolare attenzione all’Africa e ai piccoli proprietari terrieri. Parteciperà per l’Italia Stefano Gatti, l’Inviato speciale per la sicurezza alimentare e i sistemi alimentari.

Parlare di agricoltura nel contesto del dibattito italiano significa anche a tornare a parlare di biocarburanti, per l’enorme impatto sul consumo di suolo, biodiversità, natura e sistemi alimentari per la produzione di biomassa. Qui, un approfondimento.


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Sabato 9 dicembre 2023

Dove eravamo rimasti. Giovedì 7 dicembre, a Pechino, si è tenuto il ventiquattresimo Vertice tra Unione europea e Cina. Nonostante l’assenza di una svolta sul clima, i leader hanno ribadito l’importanza di una cooperazione continua sui cambiamenti climatici e sulle questioni ambientali. Von der Leyen si è congratulata con la Cina per aver aderito agli impegni di riduzione delle emissioni di metano alla COP28. In parallelo, il Commissario europeo per l’azione climatica, Wopke Hoekstra, e la Vice-Premier spagnola Teresa Ribeira hanno incontrato l’Inviato speciale per il clima della Cina Xie Zhenhua, sottolineando che “dobbiamo accelerare la riduzione delle emissioni globali in questo decennio per limitare l’innalzamento delle temperature entro 1,5°C”. 

Tornando a Dubai, ieri è entrata in scena l’OPEC. Con una dura lettera, rivelata da Il Guardian (che abbiamo visionato ed è disponibile su richiesta), il gruppo storico dei paesi produttori di petrolio e gas sprona i 13 membri (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Algeria, Nigeria, Angola, Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Venezuela) a rifiutare i testi sull’uscita dai combustibili fossili. Questa COP28 potrebbe segnare davvero un punto geopolitico di non ritorno.  

Chi ospiterà la COP29 il prossimo anno? La mattina di ieri si è aperta con segnali di distensione tra Armenia e Azerbaijan. Tolti i veti incrociati per ospitare la prossima COP a Baku. Nel pomeriggio, però, è arrivato il veto della Russia. Rimane quindi ancora incertezza su dove andrà la COP il prossimo anno.

I negoziati: a che punto siamo  

Il primo giorno della seconda settimana ha visto meno annunci e l’attenzione politica concentrata sui negoziati. Nel pomeriggio di venerdì 8 dicembre è arrivata una nuova bozza del testo del Global stocktake (GST), il risultato politico più importante di questa COP.  

Il testo, di 27 pagine, contiene oltre 140 opzioni e sotto-opzioni per la versione finale. Per quanto riguarda l’uscita (phase out) o riduzione (phase down) dai combustibili fossili, ce ne sono 5, ognuna con diversi gradi di ambizione. Il modo in cui le Parti – ovvero i Paesi – reagiranno sarà decisivo per far evolvere il testo verso una bozza finale. In serata le Parti hanno commentato il risultato: consigliamo questa simpatica traduzione in linguaggio per umani delle principali posizioni espresse. 

Ci sono tutti gli elementi per un accordo che potrebbero favorire: l’eliminazione dei combustibili fossili, un concreto incremento di rinnovabili e efficienza energetica e l’aumento dei finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo.  

Segnali positivi nell’attuale bozza di testo includono: 

  • impegni a breve termine sul pacchetto energia; 
  • aumento delle rinnovabili; 
  • eliminazione dei combustibili fossili e indicazione dell’orizzonte temporale al 2050 in linea con quanto dice la scienza (leggi IPCC); 
  • parziale riduzione dei sussidi ai combustibili fossili; 
  • richiesta di piani nazionali (NDCs) più ambiziosi entro il 2025; 
  • passi in avanti verso la creazione di nuove piattaforme nazionali per il finanziamento della transizione; 
  • ambizione per avanzare su questi punti entro la COP30. 

Segnali negativi sono: 

  • Il termine ‘di transizione’ associato al gas; 
  • la terminologia troppo vaga di ‘abated’ ovvero di abbattimento delle emissioni ancora presente nel testo; 
  • il riferimento a tecnologie poco efficaci e che non hanno finora funzionato (leggi CCS
  • assenza di maggiori finanziamenti per l’adattamento. 

La palla ora passa ai Ministri. Il Presidente emiratino della COP28, Al Jaber, ha dato mandato a “coppie ministeriali” di collaborare con le Parti per trovare un linguaggio di consenso. Le coppie sono formate: 

  • Per il Global Stocktake da Barbara Creecy (Sudafrica) e Dan Jørgensen (Danimarca) 
  • Per la Mitigazione da Grace Fu (Singapore) e Espen Barth-Eide (Norvegia) 
  • Per l’Adattamento da Maisa Rojas (Cile) and Jennifer McAllister (Australia) 
  • Per gli Strumenti di attuazione da Yasmin Fouad (Egitto) and Steven Guilbeault (Canada) 

La Presidenza convocherà un “Majilis” (termine arabo per un incontro di consultazione), a partire dal 10 dicembre, per fare sintesi delle posizioni e opzioni sul tavolo.  

Show me the money 

A che punto siamo con i finanziamenti per il clima? Durante la prima settimana della COP28, la finanza è stata protagonista, sia degli interventi dei Capi di stato e di Governo che hanno aperto la Conferenza, sia all’interno delle negoziazioni formali dell’UNFCCC. 

La finanza gioca un ruolo centrale nella costruzione della fiducia sulla disponibilità di capitali per la transizione e la resilienza contro gli impatti, che non vada a limitare lo spazio fiscale nei paesi in via di sviluppo e a scapito degli altri obiettivi di sviluppo sostenibile. In questa nuova analisi, Eleonora Cogo e Beatrice Moro analizzano dove siamo con i finanziamenti per il clima

I soldi per il clima ci sarebbero. Se da un lato si stima in 2,4 mila miliardi di dollari entro il 2030 per i paesi emergenti e in via di sviluppo (esclusa la Cina), il Direttore generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Fatih Birol stima i profitti globali dell’industria del’Oil & Gas, in 4 mila miliardi l’anno. Quasi il doppio di quelli necessari per l’azione climatica.  

Fondi per adattamento cercasi. I positivi contributi al Fondo per le perdite e danni arrivati alla COP28 non dovrebbero però andare a discapito dei fondi per l’adattamento. I paesi europei potrebbero e dovrebbero fare di più, Italia compresa. La nostra proposta è quella di contribuire almeno con la stessa cifra promessa nel 2020 di 30 milioni di euro, rendendolo un contributo annuale. Un contributo che può arrivare dai fondi a disposizione del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) dalle aste annuali del sistema ETS. 

Sebbene i finanziamenti per l’adattamento continuino a mancare, il lancio della Coalizione per l’ambizione dei finanziamenti per l’adattamento da parte della Ministeriale Clima e Sviluppo ha fornito un barlume di speranza. La coalizione – a cui si è aggiunta l’Italia con la presenza dell’Inviato speciale Francesco Corvaro – ha presentato una visione ambiziosa e un documento d’azione approvato da 13 Paesi che segnerà una strada da seguire per migliorare l’accesso ai finanziamenti per l’adattamento e la loro erogazione su più larga scala. 

La presenza delle imprese Oil & Gas alla COP28 

Secondo una ricerca del Corporate Europe Observatoryl’Unione europea e gli Stati membri hanno accreditato oltre 130 rappresentanti delle imprese Oil & Gas. In totale, la delegazione quest’anno è arrivata alla cifra record di 2450 rappresentanti di aziende con interessi nell’estrazione, produzione e consumo di petrolio e gas. Tra i paesi europei l’Italia è al terzo posto per dati di accesso. 

L’elefante nella stanza. Nonostante dai tavoli negoziali della COP28, dalla scienza e dai principali scenari energetici emerga la necessità di eliminare al 2050 e ridurre significativamente entro il 2030 la produzione di combustibili fossili, un nuovo report rivela che Eni è la seconda azienda a livello mondiale per progetti di espansione di produzione di idrocarburi negli Emirati, nonché principale partner internazionale dell’azienda di stato emiratina ADNOC. Maggiori dettagli negli approfondimenti.  

Senza un cambio di rotta, aziende come Eni rischiano di incorrere in cause legali. A fine 2022, sono state depositate 2.180 cause per il clima (“climate litigations”) in 65 giurisdizioni, tra cui tribunali, corti internazionali e regionali, organismi para-giudiziari o altri organi giudicanti, come le procedure speciali delle Nazioni Unite e i tribunali arbitrali. In Italia, una causa civile verso Eni è attualmente citata in giudizio da Greenpeace Italia e Recommon. 


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Giovedì 7 dicembre 2023

Buongiorno, oggi è il ‘rest day’, il giorno di riposo della COP. L’ingresso alla COP è chiuso, chi può si riposa, chi deve negozia. Il Buongiorno COP di oggi chiude la prima settimana.  

Torneremo sabato per accompagnarvi fino alla fine del negoziato. 
 
Nei prossimi due giorni, l’attenzione politica internazionale si sposterà a Pechino, dove è volata Ursula Von der Leyen per il Summit EU-China. Il clima è in cima all’agenda. Le questioni più spinose saranno quelle economiche e geopolitiche. Qui il suo post su X. Intanto, l’Italia è il primo paese ad annunciare l’uscita dalla Via della Seta.  

A che punto siamo  

Il testo del Global stocktake (GST), il risultato politico più importante di questa COP, sembra ora uno di quei documenti condivisi. Quelli con tante revisioni, impossibili da leggere. Il testo sui cui si sta lavorando è sempre questo.  

Ieri in tarda serata si è tenuta la sessione plenaria che ha fatto il punto sui negoziati.  

Il Presidente Al Jaber ha dichiarato che venerdì mattina (8 dicembre) darà indicazioni sull’organizzazione dei lavori della seconda settimana. Ha fatto presente che invocherà diverse modalità di lavoro: prosecuzione dei negoziati tecnici, consultazioni guidate dai ministri e tra i capi di delegazione. 

Al Jaber ha sottolineato che il GST e l’Obiettivo Globale sull’Adattamento (GGA) sono le questioni che richiedono maggiore lavoro, e che le scelte sui combustibili fossili, sulle fonti rinnovabili e efficienza energetica devono essere allineati alla scienza. Questo è stato sottolineato anche da chi guida la squadra dei negoziatori italiani, Federica Fricano. Anche il Commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra, ha rimarcato la necessità di uscire dalle fonti fossili. Intanto i paesi che supportano gli obiettivi di rinnovabili ed efficienza della COP sono 127

I passi avanti fatti da Governo e Parlamento sulla finanza climatica in occasione delle COP28 dovranno essere accompagnati da una strategia energetica nazionale coerente con gli obiettivi clima. Questo si traduce con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), la cui versione finale sarà inviata alla Commissione europea a giugno 2024. Il PNIEC è la cartina di tornasole sia della credibilità internazionale del nostro paese sulla decarbonizzazione sia strumento chiave per l’attuazione reale delle politiche per cittadini e imprese. Presentiamo oggi una proposta sviluppata negli ultimi 12 mesi di come il PNIEC può raggiungere questi obiettivi. Il nuovo rapporto ECCO sul PNIEC lo trovate qui

L’efficienza energetica arriva alla COP 

Ieri è stata lanciata l’iniziativa Buildings Breakthrough, per la decarbonizzazione del settore edilizio. Un’iniziativa a forte impatto per ridurre i costi dell’abitare di miliardi di persone. Molto più significativa del nucleare, ma passata inosservata. Hanno aderito 28 paesi, che rappresentano il 60% del PIL globale e il 30% della popolazione del mondo. L’Italia non è tra questi nonostante una forte leadership nazionale nel settore. Parlando di efficienza energetica, qui un approfondimento di Francesca Andreolli. A che punto siamo con la direttiva europea “Case Green”? 

La prossima, sarà una lunga settimana  

Saranno parecchie le questioni negoziali che andranno risolte nella seconda settimana. La Presidenza giocherà un ruolo fondamentale. Dovrà essere in grado di fare sintesi e pianificare le azioni che porteranno al risultato finale. Il rischio che le negoziazioni possano andare oltre il termine di martedì 12 dicembre è alto. Secondo Iacopo Bencini, esperto di negoziati di Italian Climate Network, “la COP quest’anno sarà lunga, molto lunga”. 

Le proposte su energia e adattamento dovranno essere supportate da un pacchetto finanziario credibile per sostenerne l’attuazione. I contributi per il Fondo per le perdite e danni non deve mettere in ombra le necessità per il Fondo per l’Adattamento: alla COP28 sono stati raccolti contributi per solo 165 milioni di dollari che sono la metà dell’obiettivo del Fondo di arrivare a 300 milioni entro fine 2023.  
 
Sarà inoltre necessaria una leadership politica per mantenere l’ambizione di arrestare e invertire la deforestazione entro il 2030. Con la strada che porta alla COP30 e con il Brasile che ha presentato nuove idee da discutere sui meccanismi per aumentare i finanziamenti al di fuori del mercato del carbonio, è giunto il momento che i ministri diano un segnale di serietà nell’affrontare questo problema e si impegnino a promuovere un nuovo programma di lavoro dedicato al finanziamento della natura nel 2024. Questo deve includere un rinnovato impegno per affrontare l’onere del debito sui Paesi in via di sviluppo e per identificare soluzioni su misura per la natura ai sensi degli articoli 5 e 6 dell’Accordo di Parigi. 

Domani torneranno i Ministri 

Il loro compito sarà quello di riportare a galla l’ambizione – emersa dalle promesse e i discorsi dei leader del 1-2 dicembre – che alla fine di questa prima settimana sembra essersi affievolita.  

I Paesi più ambiziosi dovranno alzare l’asticella degli obiettivi della transizione energetica e alzare la posta sull’adattamento. Ulteriori impegni (anche nel testo) sulla riforma dell’architettura finanziaria internazionale, per liberare risorse economiche a lungo termine, renderle maggiormente accessibili e affrontare i crescenti livelli di indebitamento offrirebbero ulteriore credibilità all’esito finale della COP28. Questo deve includere un rinnovato impegno per affrontare l’onere del debito sui Paesi in via di sviluppo. 

Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Mercoledì 6 dicembre 2023

Domani alla COP è ‘rest day’, ovvero il giorno di riposo, nel quali i negoziatori ricaricano le batterie prima di immergersi negli ultimi giorni di negoziati, quelli più lunghi e complessi.  

Non temete, il Buongiorno COP non riposa mai, e quindi saremo con voi anche domani. 

La lista di nodi da sciogliere è lunga. C’è il rischio che i Ministri, che torneranno a Dubai nei prossimi giorni, si troveranno troppe questioni da gestire, in un tempo limitato. 

Due i temi caldi sul tavolo dei negoziati 

Il primo è l’Obiettivo Globale sull’Adattamento. L’ultimo testo, quello di ieri mattina, conteneva una lunga lista di opzioni. Ieri in tarda notte le Parti hanno deciso di aggiungere altre idee, in una fase nella quale però è necessario fare esattamente il contrario.  

Proprio l’adattamento rischia di essere una questione di scontro e potrebbe bloccare tutti gli altri punti in agenda. È fondamentale quindi compiere progressi su questo fronte. Un accordo ambizioso dovrà includere strumenti di attuazione, obiettivi e indicatori per il monitoraggio.  

In questa fase del negoziato si vanno formando coalizioni di paesi sui vari temi in agenda. Conterà poi molto il ruolo della Presidenza, che dovrà guidare i passaggi delicati e fondamentali della prossima settimana. 

Altro testo bollente è l’onnipresente Global Stocktake, ovvero il testo principale di questa COP che prende atto dei ritardi dell’azione climatica e indicherà direzione e impegni futuri per chiudere i divari emissivi e finanziari. Sarà importante indicare nel testo le azioni a breve termine necessarie: una rapida diminuzione delle fonti fossili entro il 2030 e limiti nell’uso della tecnologia CCS, che finora non ha portato i frutti sperati, i cui costi renderebbero la transizione insostenibile economicamente e terrebbe legati i paesi alla dipendenza dal consumo di combustibili fossili. 

Elly Schlein alla COP (virtualmente) 

Ieri la Segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha tenuto un punto stampa da remoto con i giornalisti italiani presenti a Dubai. Schlein ha sottolineato la necessità di abbandono (phase out, non down ha rimarcato – ndr) dei combustibili fossili. Ha ricordato la necessità di una transizione che sia in grado di supportare chi paga il costo più alto del cambiamento climatico, sia in termini di paesi sia di fasce della popolazione. Alla domanda sull’influenza di aziende partecipate come ENI sull’azione di governo, Schlein ha sottolineato che è la politica che deve guidare la missione e le azioni delle partecipate e non il contrario. Infine, Schlein ha indicato che se fosse al governo si impegnerebbe a pieno per rispettare gli impegni nazionali presi alla COP26 di Glasgow. Tra questi, anche una piena adesione all’iniziativa Beyond Oil & Gas Initiative (BOGA) e il rispetto di terminare subito le garanzie fossile. Di questa intervista ne ha parlato anche Ferdinando Cotugno nella sua newsletter quotidiana dalla COP Areale, qui

Nuovo inviato europeo per il Mediterraneo 

Nominato ieri un nuovo Special Envoy europeo per l’area del Mediterraneo. Si aggiunge ad una lista di special envoy che presiedono diverse regioni geografiche o temi.  
Lo scorso anno è stata istituita la figura dello Special Envoy per il Golfo (Luigi Di Maio) con il compito di gestire le relazioni tra Unione europea e i Paesi del Golfo. Non sono ancora stati rilasciati comunicati stampa ufficiali ma Patrick Simonnet ha annunciato in un Tweet la sua nuova posizione. 

Un segnale importante dell’attenzione che l’Europa sta ricanalizzando sulla regione del Mediterraneo, un hotspot climatico e luogo di conflitti e instabilità, la cui decarbonizzazione è cruciale per la riuscita della transizione Europea.  

Highlights dalla giornata di ieri, energy day 

Spagna, Kenya (primo paese africano a farne parte) e Samoa hanno aderito alla Beyond Oil & Gas Alliance (BOGA), l’alleanza per le politiche di un’uscita ordinata e pianificata dalla produzione nazionale di idrocarburi. L’Italia è “amica” dalla COP26 del 2021 ma non si è presentata all’evento ministeriale di ieri. Inoltre, è stato lanciato il fondo BOGA, attraverso il quale la Colombia e il Kenya riceveranno 1 milione di dollari ciascuno di assistenza tecnica per esplorare modi per gestire la transizione.  

Australia e Norvegia hanno aderito al Clean Energy Transition Partnership, il partenariato per la transizione verso l’energia pulita (CETP) lanciato alla COP26 di Glasgow e di cui anche l’Italia fa parte. L’impegno prevede la fine dei finanziamenti pubblici internazionali per i progetti in combustibili fossili entro la fine del 2022. In Italia, questo avviene attraverso il ruolo di SACE, l’Agenzia italiana per le garanzie pubbliche agli investimenti esteri, con eccezione di progetti fossili che dimostrino l’allineamento con l’obiettivo di 1,5 gradi. Secondo i dati del nuovo rapporto della coalizione governativa E3F per la trasparenza dei dati delle Agenzie, l’Italia è al primo posto per garanzie di progetti fossili, principalmente gas, tra il 2015 e il 2022.  

Nel 2022, l’Italia presentava percentuali diametralmente opposte rispetto ad altri paesi europei: l’80% delle esportazioni sono relative al supporto di progetti fossili mentre solo il 20% è dedicato al settore dell’energia rinnovabile e delle relative infrastrutture.

Se tutti i firmatari rispettassero l’impegno preso, questo sposterebbe almeno 19,4 miliardi di dollari all’anno dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.  

L’Italia sottoscrive il Global Cooling Pledge. “L’impegno per il raffreddamento”, sottoscritto da oltre 60 paesi, che mira alla riduzione dell’impatto climatico del settore del raffreddamento. Francesco Corvaro, Inviato speciale per il clima per l’Italia ha parlato di “impegno cruciale che mira a una riduzione significativa delle emissioni nel settore del raffreddamento, con l’obiettivo di una diminuzione del 68% entro il 2050”. Qui il suo post su X

L’inviato speciale John Kerry ha affermato che la CCS sarà necessaria, ma non è un’alternativa alla decarbonizzazione profonda attraverso l’energia pulita e la riduzione dell’uso dei combustibili fossili. I commentatori hanno notato la contraddizione tra questa dichiarazione e il sostegno degli Stati Uniti alle compagnie petrolifere e del gas (ad esempio, 500 milioni di dollari alla Occidental Petroleum per creare hub di cattura diretta dell’aria). 
Nuovi studi 

  • L’aggiornamento del Climate Action Tracker 2023 evidenzia che non ci sono stati miglioramenti nelle proiezioni sul riscaldamento dopo la COP26 di Glasgow. Lo “scenario ottimistico” del CAT porterebbe a un riscaldamento di 1,8°C, ancora ben al di sopra dell’1,5°C. Il CAT osserva inoltre che “è improbabile che si verifichi un movimento in questo percorso”. Senza alcun miglioramento politico importante in questo decennio critico, il riscaldamento di fine secolo rimarrà di 2,7°C.  
  • Climate Analytics ha pubblicato il rapporto “Unabated”, che richiama l’attenzione sui rischi di una definizione debole di “abbattuto” – o addirittura di nessuna definizione – nel testo della COP28, che permetta di classificare come abbattuti i progetti di CCS fossile con scarsi risultati e che faccia sì che le emissioni a monte e a valle della produzione di combustibili fossili continuino a non essere affrontate. Maggiori dettagli su abated vs unabated, qui
  • Secondo un’analisi dei partecipanti al vertice pubblicata oggi dalla coalizione Kick Big Polluters Out, alla COP sono presenti 2.456 rappresentanti delle aziende di combustibili fossili. Questi hanno ricevuto più pass per la COP28 di tutti i delegati delle dieci nazioni più vulnerabili al clima messe insieme (1509). 

Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Martedì 5 dicembre 2023

Buongiorno, la COP è arrivata al sesto giorno.  

Ieri, il presidente Al Jaber ha cercato di raddrizzare la barca dopo la grande onda generata dalle sue dichiarazioni, rese pubbliche dal Guardian domenica. Lo ha fatto con una conferenza stampa (qui, dal minuto 23’), nella quale Al Jaber ha detto che lui crede in quello che dice la scienza e che le sue parole sono state prese fuori contesto.  

Il ruolo che assumerà la Presidenza rispetto alla definizione del percorso di abbandono delle fonti fossili mostrerà la credibilità, sua e delle sue affermazioni. Ma UAE non è da sola: l’Arabia Saudita ha pubblicamente dichiarato che non è disposta ad un accordo per la riduzione, men che meno l’uscita, dai combustibili fossili.  

Su cosa dice la scienza a riguardo, consigliamo questo commento di uno dei massimi autori dell’IPCC, Joeri Rogelj. 

Su cosa dice la ricerca, uno dei centri più importanti, Climate Analytics, ha calcolato che dovremmo ridurre del 40% la produzione di combustibili fossili entro il 2030 per essere in linea con l’obiettivo 1,5°C.

Questi numeri arrivano mentre un nuovo rapporto suggerisce che gli obiettivi globali net zero sono a rischio a causa della scarsità di piani di eliminazione dei combustibili fossili. 

I negoziati procedono a rilento, il testo del Global Stocktake, con le sue 24 pagine, raccoglie ancora i desiderata di tutti. Nei prossimi giorni si dovranno cercare compromessi, fare rinunce e concessioni per andare verso un testo che possa convincere tutti. 

106 Paesi, più della metà, vogliono che il testo preveda l’eliminazione dei combustibili fossili. 120 sostengono la triplicazione delle energie rinnovabili. Sono molti i paesi in via di sviluppo che vogliono di più, sottolineando il principio delle responsabilità comuni ma differenziate. I paesi in via di sviluppo stanno facendo emergere le difficoltà fiscali legate dovute a debiti nazionali, spesso insostenibili, e richiedono maggiori finanziamenti per la transizione energetica, l’adattamento e le perdite e danni. Queste difficoltà sono riconosciute nella bozza di testo del Global Stocktake.  

Cresce anche il supporto per un’eliminazione dei combustibili fossili nonostante le resistenze evidenziate dei paesi produttori. Oggi sono attese altre adesioni all’impegno di Glasgow per terminare il supporto pubblico ai progetti fossili internazionali attraverso le Agenzie pubbliche di garanzie all’estero, come SACE (nuovi dati del 2023 sulle garanzie sono state pubblicate qui). Norvegia e Australia si uniranno.  

Nuovi paesi si uniranno anche alla Beyond Oil and Gas Alliance, iniziativa per limitare e progressivamente uscire dalla produzione nazionale di idrocarburi, in cui anche l’Italia supporta come “amico” dalla COP26. In realtà, però, alcune politiche energetiche stanno andando dalla parte opposta, con nuove concessioni per aumentare la produzione nazionale previste nel Decreto Legge Energia.  

Oggi i riflettori sono sul tema dell’energia: 
Occhi puntati sulle tecnologie abilitanti per la transizione.
Le rinnovabili e l’efficienza sono quelle che stanno godendo del maggior supporto politico, dei mercati e degli investitori a livello globale. Sono anche quelle che, in particolare solare ed eolico, hanno il maggior impatto sulla riduzione delle emissioni con i costi più bassi al 2030, secondo l’IPCC

Si parla anche delle soluzioni favorite dall’industria dell’Oil & Gas, inclusa quella italiana, come CCS, biocombustibili e nucleare.  

Che cos’è la CCS? Abbiamo preparato le risposte a questa, e molte altre domande sulla CCS, qui

Attualmente, a livello globale sono operativi circa 40 impianti commerciali di cattura della CO2, catturando annualmente 45 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti allo 0,12% delle emissioni globali del 2022 legate all’energia.  

Affidarsi alla CCS non può tradursi nel mantenere lo status quo e presuppone di risolvere importanti questioni: responsabilità di gestione e monitoraggio dei siti nel tempo; volumi di stoccaggio, per quanto ampi, comunque finiti; prosecuzione della dipendenza estera da fonti fossili.  

Pur avendo un ruolo nel percorso verso le emissioni nette nulle al 2050, la CCS è una tecnologia sviluppata ad una scala molto limitata, e, in linea con la posizione europea o con la IEA, dovrebbe essere dedicata alle sole emissioni non altrimenti evitabili, dove non vi siano alternative disponibili, come nel caso di alcuni processi industriali come cemento e chimica. 

Altra tecnologia di cui si parla molto in Italia sono i biocarburanti. Dalle analisi emergono i biocarburanti offrono un contributo marginale alla riduzione delle emissioni dei trasporti. La limitata disponibilità di materie prime per la produzione indica la necessità di limitarne l’utilizzo solo laddove non esistono reali alternative, come l’aviazione e il navale di lunga percorrenza.  

Nello scenario di net-zero allineato all’obiettivo 1,5°C, l’alternativa ai combustibili fossili nella mobilità su gomma è l’elettrico, con elettricità prodotta da fonti rinnovabili, già disponibile su larga scala e in previsione di forte crescita nei prossimi anni. 

Per l’approvvigionamento delle bioraffinerie italiane è prevista l’importazione di grandi quantitativi di olio vegetale rifiuto dall’Asia e di oli vergini da materie prime agricole dall’Africa. Questa produzione è fortemente dipendente da fattori quali l’irrigazione, la meccanizzazione, la fertilizzazione, l’utilizzo di pesticidi e l’utilizzo di sementi ibride. Non vanno inoltre ignorate le ripercussioni di pratiche agricole a monocoltura sui servizi ecosistemici e la sulla sicurezza alimentare. 

Rimane inoltre il dubbio dell’effettivo vantaggio per l’autonomia strategica dell’Italia se rimaniamo legati a biomasse di importazione.  

Maggiori approfondimenti sui biocarburanti, li trovate qui grazie a Massimiliano Bienati, Responsabile trasporti di ECCO. 

La questione nucleare. Quale ruolo può giocare per l’Italia? Poco o nulla stima la nostra analisi per tempistiche e costi rispetto alle alternative disponibili.  

Si parla molto anche di fusione. Secondo il nostro Michele Governatori, Responsabile elettricità e gas, non è per ora un’opzione realistica e pragmatica. Di fusione nucleare ai fini di produzione commerciale di elettricità si parla da almeno 30 anni. Benché i principi fisici sottostanti siano assolutamente assodati, nessun impianto sperimentale al mondo si è mai avvicinato a una produzione costante positiva di energia.  

È impossibile quindi al momento fare previsioni accurate riguardo a quanto ancora ci vorrà, ma la comunità scientifica misura il tempo necessario a un prototipo funzionante in decenni. La praticabilità commerciale è ancora più lontana. Al netto, dunque, dei prototipi di ricerca, le ripercussioni del tema fusione sulle scelte di politiche di decarbonizzazione al 2030 sono pari a zero e al 2050 minime anche volendo essere molto ottimisti. 

Highlights dalla giornata della finanza di ieri (di più nella sezione approfondimenti) 

  • Sono state fatte nuove promesse al Fondo per l’adattamento, che però ha raggiunto solo 169 milioni di dollari, ovvero il 56% del percorso verso l’obiettivo di raccolta fondi di 300 milioni di dollari per il 2023.  
  • Durante una conferenza stampa, la Presidenza degli Emirati Arabi Uniti ha dichiarato che finora alla COP28 sono stati annunciati 500 miliardi di dollari di nuovi finanziamenti (qui il riepilogo presidenziale degli annunci del Vertice dei leader).  
    Sebbene questi finanziamenti siano significativi, devono essere messi in prospettiva rispetto all’entità dei finanziamenti ancora necessari per l’adattamento: 366 miliardi di dollari all’anno per questo decennio, secondo UNEP, e per la transizione energetica (600 miliardi di dollari per l’Africa).  
    A questo proposito l’UE ha annunciato 2,3 miliardi di euro per sostenere la transizione energetica nel vicinato e a livello globale. 
  • 141 milioni di dollari per Least Developed Countries Fund (LDCF)  
  • 32,5 milioni di dollari per Special Climate Change Fund (SCCF) 
  • Le promesse di finanziamento per le perdite e i danni e per l’adattamento in corso sono disponibili su questo tracker
  • Il secondo rapporto di Sogwe-Stern sui fabbisogno globali chiede un approccio integrato per incrementare tutte le fonti di finanziamento.  

Per capire meglio come funziona la finanza climatica, andate qui.  


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Lunedì 4 dicembre 2023

La giornata di oggi, lunedì 4 dicembre – Tema: Finanza 

La finanza continua ad essere al centro come questione fondamentale per il pacchetto negoziale nel suo complesso e l’implementazione reale fuori dalle stanze di Dubai.  

Per navigare la miriade di fondi le nostre esperte Eleonora Cogo e Beatrice Moro offrono una panoramica su cosa è la finanza per il clima, quali fondi ci sono in gioco, quali sono i fabbisogni e chi sta vincendo la partita tra energia pulita e fonti fossili. 

Con gli impegni sulle perdite e i danni ora in mano, dimostrare la realizzazione di finanziamenti accessibili per l’adattamento e di finanziamenti adeguati per triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica, eliminando gradualmente tutti i combustibili fossili, è particolarmente importante per creare fiducia nella collaborazione. 

Ricercare alleanze per un pacchetto di risultati ambiziosi rimane il compito prioritario della diplomazia di questa prima settimana. Mantenere la pressione sui risultati più ambiziosi è fondamentale: questa ambizione deve emergere all’interno dei negoziati come opzioni nei testi. Qui l’Europa può giocare un ruolo chiave. Ora non è il tempo di concessioni. Entro il “giorno di riposo” di giovedì, i padroni di casa sperano di avere un’idea di dove portare i colloqui e di identificare potenziali zone di atterraggio. È disordinato e faticoso, ma è quello che succede quando si mettono quasi 200 Paesi in una stanza e si chiede loro di risolvere una crisi esistenziale. 

C’è il rischio che il testo del Global Stocktake, la verifica degli impegni presi dal 2015 e cosa faranno i paesi per chiudere i ritardi, rischi di diventare una scatola piena ma con poca ambizione. Lunedì ci sarà tempo per conversazioni franche tra i paesi a porte chiuse e nei corridoi della COP per trovare aree di convergenza. Arriverà una nuova versione domani per aprire la strada a una bozza adatta ai Ministri entro la fine di questa settimana? Vedremo. 

Altra preoccupazione riguarda lo stato di avanzamento dell’obiettivo globale sull’adattamento. Nonostante sia un risultato fondamentale della COP28, notiamo una continua mancanza di sufficiente attenzione politica per questa questione. 

Non solo Finanza 

É anche la giornata dedicata al Gender, ovvero l’importanza della presenza femminile nei luoghi di potere (basti vedere la percentuale di donne Capi di stato e di Governo che hanno parlato durante il vertice dei giorni scorsi), in particolare rispetto alla crisi climatica e d’altra parte, come donne, bambine e ragazze soffrano maggiormente gli impatti del cambiamento climatico. 
 
“The climate emergency is another example of how women and girls face greater hardship in times of crisis. As many as 80% of people displaced by climate change are women” 


Il report dalla Cop28 di Dubai di ECCO
Domenica 3 dicembre 2023

Ieri si è concluso il segmento di alto livello. Oltre 160 i Capi di stato e di Governo hanno partecipato al World Climate Action Summit. Molti i messaggi importanti e altrettante le promesse economiche.

Il Fondo per le perdite e i danni, per il quale l’Italia ha promesso 100 milioni di euro (il contributo più alto insieme a quello della Francia) ha raggiunto la cifra di 655,9 milioni di dollari. Molti leader hanno però espresso la necessità di definire un meccanismo di finanziamento che lo renda continuativo e non una tantum. Parte di questo meccanismo potrebbe anche includere fondi provenienti dalla tassazione sui fossili.

Su tassazione internazionale, Francia, Kenya e le Barbados hanno lanciato una taskforce dedicata, qui il comunicato. Un passo avanti importante per generare ulteriori risorse economiche per la sfida climatica. Quali altri paesi saliranno su questo carro?

Impegni anche sul rifinanziamento del Fondo Verde per il Clima (Green Climate Fund). Il Fondo, costituito con all’Accordo di Parigi, ha l’obiettivo di supportare la transizione dei paesi in via di sviluppo. Siamo arrivati a una cifra di circa 12.7 miliardi di dollari (2,4 miliardi in più rispetto al primo finanziamento del Fondo). Anche l’Italia farà la sua parte, con 300 milioni di euro. La Vicepresidente americana Kamala Harris ha promesso un contributo di 3 miliardi di dollari da parte degli Stati Uniti.

Highlights delle novità dall’intervento in plenaria e dal punto stampa di Giorgia Meloni:

1,5 gradi: “COP28 rappresenta un momento chiave nel nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C”

3x rinnovabili & 2x efficienza: “La triplicazione della capacità di generazione di energia rinnovabile nel mondo entro il 2030 ed il raddoppio del tasso globale di miglioramento annuale dell’efficienza energetica”

PNIEC: “Abbiamo adottato un nuovo Piano per l’Energia e il Clima”

Strategia 2050: “Abbiamo tracciato un percorso per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e per ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030”

Green Deal europeo: “Siamo anche impegnati a garantire, attraverso il programma UE “Fit for 55”, un approccio multisettoriale che rafforzi i mercati del lavoro e attenui l’impatto sui nostri cittadini”

Fondo italiano per il clima: “L’Italia intende destinare una quota estremamente significativa del Fondo italiano per il clima – la cui dotazione complessiva è di 4 miliardi di euro – al continente africano”

Africa: “L’Africa non ha bisogno di beneficenza. Ha bisogno di essere messa nelle condizioni di competere su un piano di parità, per crescere e prosperare”

Sviluppo e migrazioni: “Dopo la Conferenza di Roma su Sviluppo e Migrazioni, sono stati istituiti due nuovi strumenti finanziari”

300 milioni per Green Climate Fund: “Continueremo a sostenere il Green Climate Fund anche nel prossimo ciclo” e (dal punto stampa) “confermiamo gli impegni del precedente investimento che erano 300 milioni”

Italia hub di energia pulita del Mediterraneo: “Stiamo anche lavorando per diventare un polo strategico per l’energia pulita, sviluppando le infrastrutture e capacità di generazione necessarie”

G7 2024: “Tutte queste priorità saranno anche al centro della Presidenza italiana del G7, nel 2024”

Uscita dalle fossili: (dal punto stampa) ”è un obiettivo che dobbiamo continuare a centrare, chiaramente lo dobbiamo fare mentre produciamo altre fonti energetiche quindi il tema è sempre lo stesso, gli obiettivi sono chiari e mi paiono condivisi”
Dagli interventi dei leader è mancato un focus su adattamento. Solo la Svizzera ha promesso un finanziamento (17 milioni di euro) per il Fondo per l’adattamento. Sono in molti a percepire il rischio che l’attenzione e gli impegni verso perdite e danni possano andare a scapito dell’adattamento. Domani, lunedì 4 dicembre, si terrà l’Adaptation Fund High-Level Contributor Dialogue. Un’opportunità per i governi per annunciare nuovi contributi per il Fondo. L’obiettivo 2023 è di 300 milioni di dollari. Per l’Italia, abbiamo consigliato di aumentare il proprio contributo portandolo a 60 milioni di euro l’anno.

Ieri sono partite le prime iniziative sull’energia:

Quella più importante e di peso, con 118 paesi tra cui l’Italia, è l’impegno globale per triplicare l’energia da rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica. Guidato dagli Emirati Arabi Uniti e dall’UE si vuole arrivare ad almeno 11mila gigawatt di capacità rinnovabile installata, e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica, portandolo a oltre il 4% entro il 2030.

22 Paesi hanno sottoscritto un appello per triplicare l’energia nucleare entro il 2025 che vede coinvolti i paesi che hanno le maggiori imprese schierate, come Francia e Stati Uniti. L’Italia non partecipa e, come da parole di Giorgia Meloni “non sono certa che oggi cominciando da capo, ricominciando da capo, sul tema del nucleare l’Italia non si troverebbe indietro […] Credo piuttosto che la grande sfida italiana, anche se diciamo, è un po’ più in la da venire, però senza visione non si va da nessuna parte, sia il tema della fusione nucleare”. Sul nucleare ci torneremo ma intanto qui ci chiediamo se il nucleare serve all’Italia.

50 compagnie O&G, tra cui Eni, hanno sottoscritto la Carta Globale per la Decarbonizzazione (OGDC). Le compagnie si sono impegnate a ridurre le proprie emissioni di gas serra ma l’impegno non riguarda la produzione di petrolio e gas o le emissioni derivanti dal loro consumo. L’accordo è volontario e ripropone in larga misura vecchi impegni assunti nel 2021. Non sono previste sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi volontari. Senza obiettivi quantificabili, questa promessa è troppo vaga per essere significativa e dovrebbe essere accompagnata da una data di eliminazione graduale della produzione. Questi impegni non risultano dunque allineati all’obiettivo di 1,5°C, non prevedendo traguardi a breve termine né, per la maggior parte delle aziende, obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 3 (Eni è una delle poche aziende con un obiettivo Scope 3 ma sulla qualità e realismo di questo obiettivo ci torneremo). Intanto per valutare l’allineamento a 1,5°C ci aiuta il nuovo rapporto della IEA che richiede una riduzione delle emissioni di Scope 1 e 2 del 60% entro il 2030 – per le emissioni di metano il taglio dovrebbe essere del 75% – e investire almeno il 50% di capitali in energie pulite entro il 2030 (oggi siamo a 2,5%).

La notizia del giorno sui combustibili fossili è che la Norvegia ha aderito alla Clean Economy Transition Partnership per porre fine al sostegno pubblico internazionale ad essi.

Da oggi le negoziazioni entrano nel vivo. La sfida è ora quella di portare l’ambizione dai discorsi dei leader alle pagine dei testi decisionali della COP. I negoziatori dei paesi più ambiziosi, tra questi anche l’Italia, dovranno lavorare insieme per superare le resistenze. I negoziati sul Global Stocktake si stanno attualmente arenando, con il riaffermarsi di posizioni consolidate, soprattutto per quanto riguarda la finanza. L’adattamento è stato quasi invisibile negli annunci e nelle promesse di finanziamento e avrà bisogno di “creatività politica e negoziale” per colmare le lacune.

Come ha avvertito la leader delle Barbados Mia Mottley, gli annunci per i media non devono ora sminuire la complessità dei compiti che abbiamo di fronte. Per i prossimi 10 giorni, il lavoro più difficile per la Presidenza emiratina è quello di mettere in campo una strategia efficace che possa riunire le Parti attorno a un pacchetto ambizioso per la COP28.


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Sabato 2 dicembre 2023

Buongiorno! Ieri ci siamo lasciati con l’aspettativa di un impegno concreto da parte di Giorgia Meloni nella sua prima giornata di impegni ufficiali alla COP28. È arrivato e vale 100 milioni di euro. Questa la cifra promessa dall’Italia per il fondo sulle perdite e i danni, avvenuta durante il suo intervento nel panel di alto livello sui sistemi alimentari. Una cifra che supera anche quelle di Germania ed Emirati Arabi Uniti e si pone in cima alla lista dei donatori insieme alla Francia. Il fondo è arrivato ora alla cifra di 590 milioni di dollari.  

L’evento su cibo è stata l’occasione per lanciare la Dichiarazione sull’agricoltura sostenibile, i sistemi alimentari resilienti e l’azione per il clima, che ha ottenuto 134 adesioni, Italia inclusa. I paesi si impegnano a integrare il cibo nei loro NDCs (leggi PNIEC per Italia) e saranno chiamati a riferire in merito l’anno prossimo. Si tratta della prima dichiarazione in assoluto sui sistemi alimentari.   

Sempre nella giornata di ieri, Giorgia Meloni è intervenuta anche nel panel di alto livello del Global Stocktake sull’adattamento. Nel suo discorso Meloni ha detto che lavorerà “con determinazione” per raddoppiare la finanza per l’adattamento entro il 2025 come da impegno della COP26 di Glasgow. Ha sottolineato “il ruolo essenziale delle Banche multilaterali di sviluppo”, evidenziando la necessità di una riforma delle stesse, sottolineando che il G7 farà la sua parte su questo.  

Gli annunci, per alcuni versi inaspettati, rappresentano un segnale importante per la fiducia globale. Mostrare ambizione in questa fase può dare la spinta necessaria per avanzare nel tanto necessario incremento di risorse finanziarie per il clima. Tuttavia, senza riforme dell’architettura globale della finanza non raggiungeremo i volumi necessari né per la riduzione delle emissioni né per l’adattamento. A questo riguardo 11 leader (Italia assente) hanno firmato la Dichiarazione per un quadro di finanziamento globale. Gli interventi sono stati però silenziosi sulla necessità di risolvere l’onere del debito dei paesi africani o sull’importanza dell’adattamento per l’Africa. E la Francia ha annunciato una task force sulla tassazione internazionale per finanziare la riduzione della povertà e l’azione per il clima. 

La lista di interventi della giornata di ieri era lunga. Ne citiamo alcuni più rilevanti: 

Il Presidente indiano Modi, a guida del G20 quest’anno, si è impegnato per triplicare le energie rinnovabili e ha confermato la volontà dell’India di ospitare la COP33 nel 2028. 

Il Presidente brasiliano Lula ha sottolineato l’importanza di aggiornare i piani nazionali di riduzione delle emissioni (NDCs) per renderli maggiormente ambiziosi. Ha parlato del blocco della deforestazione dell’Amazzonia entro il 2030 e ha evidenziato il contrasto tra le spese per il clima e quelle militari. 

La Presidente dell’Unione europea von der Leyen ha detto sono oltre 110 i paesi che si impegnano per rinnovabili ed efficienza energetica, chiedendo che tali obiettivi siano raggiunti nell’accordo finale della COP28. 

Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha affermato che sarà possibile raggiungere l’obiettivo 1.5°C solo se smettiamo di consumare combustibili fossili: Not reduce. Not abate. Phase out! Qui il testo del discorso. Qui il video.  

Tuttavia, i leader non hanno espresso un forte sostegno per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Mentre un nuovo appello è arrivato dal Presidente della COP28 Al Jaber e il Direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) Birol sulla necessità di ridurre la domanda e l’offerta di combustibili fossili in questo decennio.  

La presentazione di un nuovo fondo di investimento sul clima degli Emirati Arabi Uniti da 30 miliardi di dollari è, da un lato, un’ulteriore dimostrazione del cambiamento delle prospettive per i mercati dell’economia pulita, dall’altro mostra una relativa mancanza di nuovi finanziamenti agevolati per i paesi a basso reddito. Rimangono lacune significative sui finanziamenti per l’adattamento e i leader hanno portato, finora, pochi nuovi impegni per la riduzione delle emissioni. 

Molti leader africani si sono focalizzati su impegni ed esigenze concrete. Il Kenya mira ad aumentare la propria capacità di energia rinnovabile fino 100 GW entro il 2050 e il Senegal prevede di aumentare la quota di rinnovabili fino 40% entro il 2030. Il Ruanda mira a ridurre le emissioni del 38% entro il 2030 e la Mauritania a ridurre le emissioni di carbonio dell’11%. La Repubblica Democratica del Congo ha sottolineato l’importanza delle foreste del bacino del Congo per il mondo e la necessità di un sostegno finanziario per mantenere queste foreste.  

Infine, la COP28 non è stata isolata dal più ampio contesto geopolitico. Molti leader hanno affrontato la crisi di Gaza, tra questi Sudafrica, Colombia, Giordania e Turchia. La Serbia ha messo in dubbio la capacità collettiva di ottenere risultati sul clima in mezzo a “molte guerre in tutto il mondo che non siamo stati in grado di fermare”. La delegazione iraniana ha abbandonato la COP in protesta contro Israele. 

Oggi continueranno gli interventi dei Capi di Stato e di governo. La lista completa degli interventi la trovate qui. Alle 11.30 (ora locale, 8.30 in Italia) è previsto l’intervento in plenaria di Giorgia Meloni. 

I nostri occhi saranno puntati sulla finanza. La Premier darà seguito al mandato del Parlamento che impegna il Governo ad aumentare gli aiuti allo sviluppo per un valore equivalente allo 0,7% del PIL e dedicare 50% di essi al clima? Un valore che stimiamo in 6,8 miliardi di euro all’anno per la finanza climatica.  
 
Atteso oggi il lancio della “promessa sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica” per triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare il tasso medio annuo globale di efficienza energetica fino al 2030, favorendo il passaggio a un sistema energetico privo di combustibili fossili. Il documento incoraggia la collaborazione su questioni quali le catene di approvvigionamento, la giusta transizione, l’espansione del sostegno finanziario e si impegna a monitorare annualmente i progressi compiuti.  

Un momento chiave da tenere d’occhio sarà il “Global Stoketake High Level Event on Mitigation”. Questa tavola rotonda sarà un’occasione cruciale per i leader di dimostrare che le promesse e gli impegni, pur essendo importanti, devono in ultima analisi essere tradotti in un risultato negoziato per la COP28. In altre parole, gran parte del duro lavoro di Dubai è ancora da fare. 

Nel frattempo, i negoziati sono proseguiti e proseguiranno anche oggi. Nei prossimi giorni entreremo nei dettagli ma segnaliamo che iniziano ad emergere le prime resistenze sull’ambizione del Global Stoktake e preoccupazione dei paesi africani che non si trovi l’accordo sull’obiettivo globale per l’adattamento.  


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Venerdì 1 dicembre 2023

Buongiorno! Nelle grandi partite ti aspetti un inizio fatto di piccoli palleggi, per ragionare e impostare una lunga sfida. E invece, ieri alla COP28 di Dubai è accaduto proprio il contrario: fischio di inizio, rete!  

Approvato il fondo per le perdite e i danni (loss and damage). Non era mai accaduto durante una COP che già al primo giorno si prendesse una decisione tanto importante. Ma c’è di più. Su spinta della Presidenza emiratina, che ha promesso un finanziamento di 100 milioni di dollari, si è arrivati a un totale di circa 403 milioni di dollari, assicurando così la sua capitalizzazione iniziale. Tra questi sono arrivati gli impegni di Germania (100 milioni $), Regno Unito (60 milioni £), Stati Uniti (17 milioni $), Giappone (10 milioni $). Tra oggi e domani è atteso anche l’annuncio dell’Unione europea, della Francia e del Canada. 

I paesi G7 sono quasi al completo. E l’Italia? Se lo chiedono in molti qui a Dubai.  

Si parla di milioni, ma per affrontare la sfida climatica in maniera efficace e significativa i paesi dovranno aggiungere qualche zero ai loro impegni finanziari.  

Ieri vi abbiamo raccontato del forte mandato che il Parlamento italiano ha dato al governo su maggiore ambizione e impegno nella finanza climatica. Quello più rilevante in termini di impatto finanziario e politico è sicuramente l’obiettivo dello 0,7% del PIL per gli aiuti allo sviluppo, e l’allocazione di metà di questo volume per l’azione climatica. Per capirci, questo obiettivo sul PIL del 2022, si traduce in 6,8 miliardi all’anno per il clima. Questo farebbe una differenza enorme, rispetto ai milioni di cui sopra, e sarebbe in linea con i reali fabbisogni.  

Ieri è uscito un rapporto proprio su questo che aiuta a comprendere la dimensione reale del problema e della soluzione. Il rapporto (un aggiornamento della prima versione redatta nel 2022) del gruppo di esperti indipendenti di alto livello guidati da Vera Songwe, Nicholas Stern e Amar Bhattacharya si intitola Finanza per l’azione climatica: aumentare gli investimenti per il clima e lo sviluppo, lo trovate qui. Gli esperti stimano in 2,4 mila miliardi di dollari entro il 2030 i fabbisogni per gli investimenti legati al clima e alla natura dei Paesi emergenti e in via di sviluppo senza la Cina: un aumento di quattro volte rispetto ai livelli attuali. 

Il Governo sarà pronto a seguire il mandato del Parlamento e cogliere questa sfida, o meglio, opportunità di fare un salto quantico nel finanziamento dell’azione climatica? Lo sapremo a breve.  

Oggi infatti è previsto l’intervento della Presidente Giorgia Meloni nell’evento della presidenza sulla trasformazione dei sistemi alimentari in risposta al cambiamento climatico alle 13.30 (Dubai) e nel segmento di alto livello su adattamento alle 16.30 (Dubai).  

Attesi per oggi anche gli interventi dei leader di molti tra i paesi più importanti. Tra questi: il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva e il cancelliere tedesco Olaf Scholz e per l’Europa, il duo d’attacco formato da Charles Michel and Ursula von der Leyen. Molti anche i leader dei paesi africani, tra i quali Kenia, Sud Africa, Nigeria, Mozambico, Congo, Egitto e Libia. Mentre l’Italia punta tutto sul gas per il Mozambico (di questo abbiamo scritto qui), il Paese dovrebbe annunciare alla COP un piano da 80 miliardi per attirare investimenti in energia pulita al 2050.  

In queste ore sono attese a Dubai anche la Vice presidente americana Kamala Harris e la capa di USAID Samantha Power. Oltre agli incontri ufficiali, i leader sono impegnati in colloqui bilaterali con l’obiettivo di sciogliere i nodi sui tavoli negoziali.  


Il report dalla Cop28 di Dubai di ECCO
Giovedì 30 novembre 2023

Ci siamo, parte oggi ufficialmente la ventottesima conferenza delle Parti, la COP28 di Dubai.  

Molte aspettative e altrettante perplessità per l’incontro di diplomazia climatica più importante dell’anno.  

Nel primo giorno si definisce l’agenda dei lavori. I Paesi (le Parti) si confronteranno per decidere quali saranno i temi al centro del negoziato. Un momento cruciale. Ricorderete, lo scorso anno fu proprio nel primo giorno che venne inserito il tema Loss & Damage all’interno dell’agenda (in fondo trovate un approfondimento su questo). Si potrebbe ripartire proprio da qui. Infatti, è attesa una decisione sulla bozza di accordo sulla governance del fondo già nella giornata di oggi. Nei mesi scorsi, il Transitional committee ha fatto alcuni passi avanti in questo senso trovando un accordo provvisorio sul futuro del fondo. In particolare, è stata indentificata la Banca Mondiale come struttura temporanea nella quale ospitare il fondo. Sono stati indicati alcuni criteri, e nei prossimi quattro anni la Banca Mondiale dovrebbe garantire l’adempimento di tali richieste.   

Anche il nostro Paese dovrebbe impegnarsi per un contributo volontario sostanziale al fondo Perdite e Danni. Non siamo noi a dire che dovrebbe, ma il Parlamento italiano. Forse è sfuggito a molti ma si tratta di una mozione chiave. Martedì è stata infatti approvata la mozione della maggioranza su COP28, che impegna il Governo a:  

  • sostenere il fondo Loss & Damage
  • raggiungere l’obiettivo di 0.7% del PIL in aiuti allo sviluppo e destinare il 50% di queste risorse al cambiamento climatico
  • continuare a mobilitare la finanza per il clima, inclusa quelle per raggiungere i 100 miliardi l’anno promessi dai paesi sviluppati fino al 2025, obiettivo che dovrebbe essere stato raggiunto nel 2022 secondo proiezioni OCSE, e farsi promotrice di un nuovo ambizioso obiettivo di finanziamento post 2025, attraverso una riforma dell’architettura dei fondi legati al clima e di iniziative per la riforma del sistema globale finanziario, incluso il ruolo della Banche multilaterali di sviluppo; 
  • contribuire ai fondi per l’adattamento;  
  • valutare l’uscita dalle garanzie pubbliche dagli investimenti privati internazionali nei fossili (si, parliamo di SACE). Ciò significa allinearsi agli impegni di Glasgow.  
  • procedere nella riduzione dei combustibili fossili, raggiungendo il picco già in questo decennio per mantenere l’obiettivo 1.5°C.  
  • Procedere verso la riduzione ed eliminazione dei sussidi alle fonti fossili
  • aumentare l’ambizione dei piani di riduzione delle emissioni (NDCs, che per l’Italia passa dagli obiettivi europei al 2030 e il PNIEC, per colmare il divario emissivo tra questi piani e quanto dice la scienza.  

Questo mandato di incremento dell’azione climatica da parte del Parlamento in vista di una COP è senza precedenti nel nostro Paese.  

L’Italia ha quindi una grande opportunità di giocare un ruolo chiave se riuscirà a concretizzare questo mandato affiancando agli impegni politici alcune cifre. 

Secondo le nostre analisi, l’Italia dovrebbe: 

  • fornire un contributo iniziale di 50 milioni per il fondo Loss & Damage.  
  • Contribuire con 60 milioni all’anno per il fondo per l’adattamento e rinnovarlo ogni anno. 
  • Contribuire al secondo rifinanziamento del Green Climate Fund, raddoppiando il proprio contributo per raggiungere la cifra di 600 milioni. Ad oggi l’Italia e gli Stati Uniti sono gli unici Paesi G7 a non aver ancora preso un impegno formale su questo; 
  • raggiungere lo 0,7% del PIL in sostegno allo sviluppo, allocando il 50% di tali finanziamenti al clima, come da mandato del Parlamento.  

I rischi: arrivare a mani vuote sulla finanza e incoerenti sull’energia – Per ora, anche in considerazione di una legge di bilancio svuotata del clima, l’Italia rischia di arrivare senza nuovi impegni finanziari. Per questo la mozione del Parlamento dà la scossa necessaria. Vedremo cosa deciderà il GovernoC’è però un forte rischio di incoerenza sull’energia: obiettivi e politiche presenti nella bozza del Decreto Legge Energia, in particolare il supporto a nuova produzione e infrastrutture gas, rischia di minare gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese e socializzano il rischio di nuovi investimenti fossili, che andrebbero a carico di consumatori e imprese. Questo va nella direzione opposta alla pianificazione ordinata dell’uscita dai combustibili fossili in linea con 1,5, come mandato dal Parlamento.  

Le infrastrutture e la produzione gas esistenti ci serviranno per accompagnare questa uscita in modo ordinato, ma nello scenario di decarbonizzazione nuovi investimenti fossili non sono necessari per la sicurezza energetica e sono incompatibili con gli obiettivi climatici. Il gas è infatti dal 2021 la prima fonte emissiva di CO2 in Italia. Secondo il nostro scenario di decarbonizzazione nazionale (disponibile su richiesta), la domanda nazionale di gas nel 2030 calerebbe del 40% rispetto al 2021, assicurando la sicurezza energetica e rendendo l’Italia hub del gas europeo senza necessità di nuove infrastrutture gas. Le politiche energetiche nazionali dovrebbero quindi puntare a ridurre la domanda nazionale di gas per tenere insieme sicurezza e decarbonizzazione, attraverso efficienza energetica e rinnovabili, come peraltro indicato nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC).  

Si parte quindi. La cerimonia di apertura è prevista per le 13 ora locale, 10 ore italiana, nella sala plenaria Al Hairat. A partire da questa mattina inizieranno ad arrivare i capi di stato e di governo che domani (venerdì 1) e dopo (sabato 2 dicembre) parteciperanno al segmento di alto livello della Conferenza. Saranno presenti a Dubai 167 leader internazionali. Confermate le assenze di Jo Biden (forse sostituito dalla Vice Presidente Kamala Harris), Xi Jinping e suo e nostro malgrado Papa Francesco, per ragioni di salute.  


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Lunedì 11 dicembre 2023

Buongiorno,  

Le giornate tematiche della COP sono terminate, nelle prossime 36 ore tutta la concentrazione è sui testi negoziali.  

Le prossime 24/36 ore – Da programma, questa COP dovrebbe concludersi martedì 11 dicembre alle ore 11.00 GST (8.00 ora italiana). Sono in molti a pensare che ci vorrà più tempo per trovare un accordo che accontenti – o meglio, non scontenti – nessuna delle Parti. 

Il Majlis di domenica pomeriggio – Ieri, la Presidenza degli Emirati Arabi Uniti ha convocato le Parti in un Majlis, uno spazio di confronto tipico del mondo arabo, con l’obiettivo di consentire un dialogo franco e onesto sul pacchetto della COP28. Per chi ha detto cosa, si veda qui e negli approfondimenti per la posizione tenuta dai paesi europei che sono intervenuti. Per l’Italia, in ascolto, c’era la Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava.  

Una nuova bozza di testo del Global Stocktake è attesa per questa mattina tra le 11.00 e le 12.00. 

Middle ground per il pacchetto finale – Gli elementi che possono fornire l’ossatura di un accordo sono: 

  • l’impegno a eliminare gradualmente i combustibili fossili, senza scappatoie; 
  • incrementare le energie rinnovabili e l’efficienza energetica;  
  • indicazioni chiare per garantire che il prossimo ciclo di piani nazionali energia e clima (NDCs) sia allineato all’obiettivo 1,5 ºC;  
  • un linguaggio che affronti le preoccupazioni relative alla garanzia e al supporto di una transizione equa e giusta per tutti i paesi; 
  • l’aumento del sostegno finanziario e tecnologico per soddisfare le esigenze dei paesi in via di sviluppo in materia di transizione energetica,  
  • l’ambizione per un nuovo obiettivo collettivo di finanza (New Collective Quantified Goal on Climate Finance), un indirizzo della finanza pubblica verso investimenti puliti e una riforma del sistema finanziario internazionale. 

Adattamento – Sarà importante raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento entro il 2025. Questo è fondamentale per colmare il divario rispetto alle esigenze dei paesi in via di sviluppo. Nell’ambito dell’Obiettivo Globale di Adattamento permangono aree di difficile compromesso tra le Parti, tra queste: le tempistiche (il 2030 è emerso come opzione principale), le modalità di attuazione degli obiettivi dimensionali e tematici e la specificità di come realizzare gli elementi in sospeso e sostenerne l’attuazione dopo la COP28.  

Mentre la maggior parte dell’attenzione è rivolta ai combustibili fossili, gli Stati Uniti rischiano di bloccare i progressi su adattamento, una questione di vita o di morte per molti africani. 

Perdite, danni e calcio stellare –  Tariq Jowahir osserva come l’impegno di 700 milioni di dollari per il Fondo Loss & Damage alla COP28 sembra un po’ misero se paragonato agli stipendi delle star del calcio.  

EU-China – Qual è il ruolo di Stati Uniti e Cina nel raggiungimento di un accordo alla COP28? Secondo uno dei più attenti osservatori della diplomazia climatica cinese, Li Shuo, un accordo tra Stati Uniti e Cina, il G2, può facilitare un risultato ambizioso alla COP28. Se da un lato la Cina vorrà tenere la linea dell’accordo di Sunnylands, ovvero un impegno per la sostituzione delle fonti fossili con energie rinnovabili al 2030, manca ancora una visione di lungo periodo al 2050 e segnali verso i paesi vulnerabili che hanno bisogno di supporto per la transizione. 

L’Arabia Saudita ha dichiarato che le sue “prospettive” e le sue “preoccupazioni” devono essere prese in considerazione nei colloqui sul clima della COP28. Il primo esportatore di petrolio al mondo emerge come principale oppositore alle iniziative per concordare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. 

UN Chief back in town – Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è tornato a Dubai per seguire da vicino le ultime ore del negoziato. Su X, ha sottolineato che “siamo sull’orlo del disastro climatico e questa conferenza deve segnare una svolta”, chiedendo ai leader di “impegnarsi a rispettare l’obiettivo 1,5°C e porre fine all’era dei combustibili fossili”. 

Lo dice, di nuovo, la IEA – Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’impatto degli impegni sulle rinnovabili (triplicare) e sull’efficienza energetica (raddoppiare) porterebbe a una riduzione delle emissioni pari a 4 gigatonnellate. Dati che emergono da un’analisi pubblicata ieri. Secondo il direttore generale della IEA, Fatih Birol, “gli impegni su rinnovabili, efficienza e metano sono passi positivi ma colmano solo il 30% del divario verso il raggiungimento degli obiettivi climatici nel 2030.” 

COP29: save the date – Dopo la conferma che la prossima COP, la numero 29, si terrà in Azerbaigian, le date dovrebbero essere 11-24 novembre 2024.  

G20: save the date – confermate anche le date del G20 2024 guidato dal Brasile. Si terrà a Rio de Janeiro il 18-19 novembre 2024. La concomitanza dei due degli incontri multilaterali più importanti sarà uno slancio o un freno per risultati ambiziosi?  


Highlights dalla giornata dei sistemi alimentari, agricoltura e acqua

Emissioni e sistemi alimentari – Governi, agricoltori e altri attori non statali hanno condiviso i progressi e assunto impegni per accelerare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili, giusti, resilienti, allineati all’1,5 e positivi per la natura, riconoscendo che un terzo delle emissioni di gas serra deriva dai sistemi alimentari.  

Oltre 200 eventi sul tema dell’alimentazione – Emerge l’enorme carenza di fondi (meno del 3% dei finanziamenti per il clima è destinato ai sistemi alimentari) e la necessità di aumentare urgentemente i finanziamenti per i piccoli agricoltori e altre comunità in prima linea, nonché per la protezione e il ripristino delle foreste e di altri ecosistemi.  

Tra le iniziative lanciate, ne spiccano due:  

  • La roadmap della FAO verso 1,5 gradi e fame zero (SDG2) è un importante passo avanti come prima roadmap globale delle Nazioni Unite per allineare i sistemi alimentari con l’azione per il clima. Tuttavia, il rapporto è carente per quanto riguarda l’ambizione di arrestare e invertire la perdita di foreste e biodiversità e il riconoscimento della necessità di ridurre il consumo di carne in alcuni paesi sviluppati, gli squilibri di potere nei sistemi alimentari e i fertilizzanti. La prima parte del rapporto, pubblicata ieri, è di portata globale. Alla COP29 la FAO pubblicherà le tabelle di marcia regionali, seguite da quelle nazionali alla COP30. Le fasi successive saranno l’occasione per rafforzare la roadmap, in particolare per garantire l’allineamento con il Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal. 
     
  • Alleanza per la trasformazione dei sistemi alimentari. Co-presieduta da Brasile, Norvegia e Sierra Leone, insieme ai membri fondatori, Cambogia e Ruanda. I paesi si sono impegnati a ottenere risultati migliori in materia di adattamento e resilienza alimentare, mitigazione, sicurezza alimentare e nutrizionale, equità e mezzi di sussistenza, natura e biodiversità. Ogni paese si impegna a rafforzare le azioni nazionali per trasformare i sistemi alimentari, coerentemente con gli obiettivi basati sulla scienza. Volontà di sviluppare un approccio “gold standard” per la trasformazione dei sistemi alimentari, affrontandoli nella loro interezza, dalla produzione, alla lavorazione, alla distribuzione e al consumo fino ai rifiuti. I membri si impegnano inoltre ad aggiornare i piani nazionali di trasformazione dei sistemi alimentari entro il 2025 e ad aggiornare annualmente sui progressi compiuti. 

Passi avanti della cooperazione italianaCelebrato ieri il 5° rinnovo del Programma di cooperazione tra Italia e piccoli stati insulari in via di sviluppo del Pacifico. Per l’Italia ha partecipato Roberta Ronzitti, diplomatica e Direttrice per la Cooperazione Internazionale Ambientale presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE). Tutti gli accordi bilaterali della cooperazione ambientale dell’Italia sono disponibili qui con una tabella di dettaglio per paesi qui

Le prossime giornate – Saranno molti gli sviluppi politici in questa fase finale della COP28. Non si possono escludere sorprese. Le prossime 36 ore metteranno alla prova la forza degli architetti del pacchetto di Dubai e dei paesi che vogliono scrivere la storia. Questi saranno fondamentali per garantire che la bilancia penda a favore dell’ambizione, allontanando il rischio di un risultato al ribasso. 


Il report dalla COP28 di Dubai di ECCO
Martedì 12 dicembre 2023

Buongiorno,  

Secondo il calendario ufficiale dell’UNFCCC, oggi alle 11.00 GST, ore 8 ore italiana, la COP28 avrebbe dovuto concludersi. In realtà la fine sembra lontana e quasi tutti stanno spostando i voli di ritorno. I meno ottimisti, anche di due giorni.  

Questo dovrebbe essere l’ultimo Buongiorno COP di questa COP28. Il condizionale è d’obbligo. Vedremo gli sviluppi e vi terremo aggiornati, fino alla fine.  

Una bozza che scontenta (quasi) tutti – lunedì pomeriggio, dopo ore di rinvii, sono state rese note le nuove bozze di testo del Global Stocktake (GST) e dell’Obiettivo Globale sull’Adattamento (GGA). Immediate le reazioni pubbliche di alcune Paesi e gruppi, che hanno espresso forti preoccupazioni sul basso livello di ambizione rappresentato dal pacchetto.  

Le maggiori criticità emergono sul paragrafo 39, quello sull’energia, il quale ora elenca un’ampia gamma di possibili azioni che le Parti “potrebbero” intraprendere per ottenere una profonda riduzione delle emissioni. L’opposto rispetto a impegni chiari e vincolanti. Secondo Simons Evans di Carbon Brief: “Quasi nessuno dei verbi contenuti nell’ultima bozza di testo del Globale Stocktake richiede effettivamente ‘un’azione’.” Qui il suo commento

Non c’è il phase out – Non compare nel testo un linguaggio inequivocabile per una eliminazione dei combustibili fossili. Precedentemente, phase out compariva nelle opzioni (building blocks) contenute nelle bozze di testo dei giorni scorsi.  

Preoccupazioni anche su adattamento – Emergono dubbi circa l’azione sull’adattamento, sia nel Global Stocktake che nel Global Goal on Adaptation. 

La notte scorsa è stata lunga – a causa dell’incontro dei Capi delegazione e la Presidenza. Per l’Italia, ha presenziato fine al termine (2pm GMT) la Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannia Gava insieme alla capa negoziale Federica Fricano. Il messaggio di Europa, AOSIS (Isole vulnerabili), AILAC (Paesi sudamericani e caraibici) è uno solo: serve più ambizione per l’uscita dai combustibili fossili. 

Tutti chiedono maggior ambizione – Molte le voci importanti, gli esperti (anche i nostri) e i rappresentati della società civile, che hanno chiesto maggiore ambizione sull’uscita dai combustibili fossili e minor dipendenza da tecnologie come la cattura e lo stoccaggio di carbonio (CCS) per l’abbattimento delle emissioni.  


Le reazioni principali:

Il presidente dell’AOSIS Toeolesulusulu Cedric Schuster (alleanza delle piccole isole): “Rimarremo fermi sulle nostre posizioni sul cambiamento climatico e sulle conseguenze mortali che ha portato alle nostre isole. In queste ore, i nostri negoziatori sono impegnati nelle discussioni, poiché le restanti ore della COP28 saranno cruciali”, “Non firmeremo il nostro certificato di morte. Non possiamo firmare un testo che non preveda impegni forti per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili”. 

La Presidente dei Paesi più vulnerabili (LDCs), Madeleine Diouf: “Non possiamo accettare l’ultimo testo del GST. Abbiamo bisogno di una via d’uscita che ci garantisca il raggiungimento dell’obiettivo 1,5 °C e un aumento dei finanziamenti per il clima, soprattutto per l’adattamento e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili (differenziato). Questo testo non definisce un percorso chiaro per nessuno dei due. Il GST intende aumentare l’ambizione, ma dov’è l’ambizione?”. 

Wopke Hoekstra (Commissario europeo per l’Azione per il clima): “Il testo nella sua forma attuale è deludente. È insufficiente e non adeguato ad affrontare il problema. La scienza è chiara: dobbiamo eliminare gradualmente i combustibili fossili. Dobbiamo continuare la conversazione”. 

Germania, la Ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha dichiarato che per l’UE il testo è insufficiente e deludente, mancando gli strumenti per mantenere l’obiettivo 1,5°C a portata di mano. 

Irlanda con il Ministro per il clima Eamon Ryan: “Non è un buon testo. Non è un testo equilibrato. Non è abbastanza ambizioso. Non fornisce il tipo di linguaggio di cui abbiamo bisogno per eliminare gradualmente i combustibili fossili. Non sarà accettato.” 

Dura reazione di Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti: “La COP28 è sull’orlo del fallimento totale. Il mondo ha un disperato bisogno di eliminare gradualmente i combustibili fossili il più rapidamente possibile.  Ma questa bozza sembra sia stata dettata dall’OPEC parola per parola. È persino peggiore di quanto molti temevano.” 

Cosa servirebbe per un testo di maggiore successo? Europa e Paesi vulnerabili, incluso il Gruppo dei paesi africani, hanno la possibilità di fare sponda per un pacchetto finale che ci traghetti verso Belem nel 2025 via Baku. Serve maggiore ambizione sull’energia ma anche un linguaggio concreto per affrontare le preoccupazioni relative alla garanzia di una transizione equa e giusta per tutti i Paesi, con maggiori impegni sul sostegno finanziario e tecnologico. Servirà tanta diplomazia e spinte in avanti sia da dentro che da fuori. Anche noi faremo la nostra parte con proposte per un compromesso ambizioso e analisi degli sviluppi. 

Aspettando il prossimo testo, buona giornata. 


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