L’evoluzione obbligata, ma senza visione, di Eni e FCA

Marchionne cambia l'approccio storico Fiat sui veicoli elettrici annunciando l'accordo con Google. Descalzi annuncia investimenti sul fotovoltaico all'estero e in Italia. Scelte trascinate dagli eventi mondiali o greenwashing? Comunque strategie che non rientrano nell'asse strategico delle due aziende. L'editoriale di Gianni Silvestrini su QualEnergia.it.

13 maggio 2016

<p>Un chiaro segnale della rapidità e della profondità dei cambiamenti energetici viene dall’evoluzione delle strategie delle grandi multinazionali.

Le prime ad essere state investite dall’onda d’urto sono state le utility elettriche. Molti autorevoli rapporti avevano da tempo sollecitato un mutamento del modello di business per evitare una loro scomparsa di fronte al boom delle rinnovabili. Messaggi che venivano anche dal loro interno, come nel caso del rapporto dell’Edison Electric Institute “Disruptive challanges”.

E diverse società hanno iniziato la loro conversione. Forse l’Enel di Starace rappresenta l’esempio più significativo a livello internazionale, coma mostra sia il dispiegarsi della strategia green in giro per il mondo, sia la previsione italiana di un 60% di rinnovabili elettriche al 2030 accompagnata dalla decisone di chiudere 23 impianti termoelettrici.

Il secondo settore ad essere investito dal cambiamento, con una decina di anni di sfasamento, è quello dell’auto.
La mobilità “elettrica, condivisa e connessa” sta rimettendo in discussione le strategie delle grandi case che intuiscono i rischi di rimanere tagliate fuori, anche perché si trovano sulla strada temibili rivali provenienti da altri settori. Pensiamo a Google, Apple, Tesla, Uber…

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l’editoriale di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club, su QualEnergia.it.

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