Strategia nazionale di adattamento al cambiamento climatico: agli Enti locali va attribuito un ruolo centrale
Gli eventi estremi e le trasformazioni strutturali causate dal cambiamento climatico espongono la società contemporanea a rischi crescenti. Per fronteggiare tali sfide il settore pubblico dovrà avere la capacità di reagire in modo coordinato. Se n'è parlato oggi al convegno "Verso la Strategia nazionale di Adattamento".
<p>Gli <b>eventi estremi</b> e le <b>trasformazioni strutturali</b> prodotte dal <b>cambiamento climatico</b> espongono la società contemporanea a rischi crescenti, di tipo ambientale ma anche sociale, economico, infrastrutturale. <br />Far fronte a tali <b>sfide</b> richiederà al settore pubblico nel suo insieme una capacità di reagire in modo concertato che sinora in gran parte è mancata. E’ per questo che la prima sfida da raccogliere è di mettere in campo un sistema di governo del territorio capace di far fronte ordinariamente ai crescenti rischi che stanno diventando ordinari. <br />Sarà necessario <b>agire in modo coordinato</b> ma capillare, declinando a livello locale gli interventi individuati ad hoc per ogni area, rispondendo alle reali esigenze territoriali, operando tempestivamente nel breve termine in un’ottica di lungo periodo, riuscendo contemporaneamente a rendere più consapevole la popolazione.</p><p>Per questo motivo, quando verrà il momento di rendere operativa la <b>strategia di adattamento ai cambiamenti climatici dell’Italia</b>, sarà fondamentale dare un ruolo centrale agli enti locali che saranno in prima linea ad affrontare, assieme ai cittadini, le difficoltà e le complessità sul fronte economico e sociale. L’Italia infatti, viene inserita dalla UE, tra i paesi più esposti agli effetti derivati dal riscaldamento globale.<br /> <br />Dunque, considerate le caratteristiche geografiche della penisola, per garantire un <b>livello di adattamento ottimale</b> sarà essenziale che il Governo, oltre a dare una regia centrale, lasci spazio agli enti locali che, avendo un quadro conoscitivo più preciso, possono intervenire rispettando le specificità territoriali.</p><p>Le politiche che sarà necessario mettere in campo sono fra loro strettamente collegate: dalla <b>pianificazione del territorio</b>, al <b>consumo di suolo</b>, dalla <b>gestione delle risorse idriche</b> a quelle <b>energetiche</b>. I settori economici che risentono del cambiamento climatico sono infatti molte e comprendono l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, il turismo, la sanità, i servizi urbani e alle imprese, i servizi finanziari e le assicurazioni.</p><p>Devono perciò essere trovate tutte le <b>possibili partnership</b> ai diversi livelli, in modo da tradurre le nuove idee in progetti, seguendo percorsi ben delineati. </p><p>E’ per questi motivi che oggi assume grande importanza la <b>definizione della Strategia nazionale di adattamento</b>, che il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha avviato, e che non potrà non toccare rilevanti aspetti del modello italiano di governo del territorio che oltre a dare responsabilità crescenti agli enti locali dovrà entrare nel merito del governo dell’area vasta, oggi rivoluzionato dal processo di accorpamento delle province. </p><p>Se n’è parlato oggi nel corso del convegno <a href="https://www.kyotoclub.org/prossimi-eventi/2012-nov-22/verso_la_strategia_nazionale_di_adattamento/docId=3142">"Verso la Strategia Nazionale di Adattamento"</a> organizzato da Coordinamento Agende 21 Locali italiane, Alleanza per il clima, AICCRE, Anci, INU, Kyoto Club e UPI, nell’ambito del Tavolo di lavoro degli Enti locali per il clima, svoltosi a Roma presso la Sala ex Hotel Bologna (Senato della Repubblica).</p><p>In allegato (pdf) il comunicato.</p><p><br /></p>