G8: poche aspettative per clima ed energia. Gli obiettivi devono essere più concreti e ambiziosi

Il Wwf propone una riduzione delle emissioni globali di almeno l\'80% entro il 2050 e obiettivi intermedi al 2020 tra il 25 e il 40%. Ma dal G8 nessuna azione concreta.

8 luglio 2008

Il meeting dei capi di Stato e di Governo dei G8 a Hokkaido-Toyako in Giappone potrebbe essere una nuova occasione per affrontare di petto le tematiche energetiche e ambientali che in queste settimane stanno tracimando i loro effetti sui paesi industrializzati, ma ancora di più sulle economie più deboli. In realtà si assisterà ancora una volta ad un nulla di fatto. Molti leader, anche se non lo confessano apertamente, stanno attendendo il cambio alla guida della Casa Bianca per ridiscutere insieme gli obiettivi di lungo periodo.||Per il Wwf International questa invece sarebbe “un’opportunità per compiere un grande passo in avanti verso il nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici che il mondo desidera vedere realizzato durante la Conferenza delle Parti della Convenzione sul Clima (Onu) che si terrà a Copenhagen nel 2009”.
L’associazione ha preparato un documento che richiede obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni: necessaria una riduzione delle emissioni globali di almeno l’80% entro il 2050 per mantenere il riscaldamento globale dovuto all’intervento umano al di sotto della pericolosa soglia dei 2 gradi rispetto alla temperatura media della superficie terrestre dell’epoca preindustriale.

Secondo il Wwf, gli obiettivi a medio termine del 25-40% entro il 2020 per i Paesi industrializzati e il consenso sull’importante affermazione che il picco e il declino delle emissioni globali devono avvenire entro 10-15 anni e sarebbe un punto cruciale per avviare un’azione globale che renda realizzabili gli obiettivi a lungo termine.||”La scienza – sottolinea Kim Carstensen, Direttore della Global Climate Initiative del Wwf – è stata chiara sul fatto che nel lungo termine le emissioni globali dovranno diminuire molto più del 50% entro il 2050”. ”Accettare di ridurre le emissioni globali del 50% entro il 2050 significa solamente – prosegue Carstensen – non essere abbastanza ambiziosi da tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi rispetto all’epoca preindustriale”. ||Altro nodo, per il Wwf, i paesi a economie emergenti: ”Anche paesi come Cina e India devono contribuire ai tentativi globali di tagliare le emissioni, ma gli obiettivi ambiziosi a medio termine da parte delle nazioni industrializzate costituiscono un prerequisito cruciale”, dice Kathrin Gutmann, Wwf International Climate Policy Coordinator. ”Invece di scaricare la responsabilità su quei paesi meno capaci – aggiunge Gutmann – le otto nazioni più ricche del mondo dovrebbero fare ciò che i veri leader fanno: muoversi per prime”.
Infine, il ruolo del Giappone: per Naoyuki Yamagishi, Capo del Japan Climate Programme del Wwf ”il Primo ministro Fukuda deve dare l’esempio e adottare politiche interne forti, prima di tutto un sistema di scambio di quote di emissioni e un obiettivo a medio termine severo, finalizzato a tagli di emissioni nel range del 25-40%”.
||Sugli obiettivi molte voci, come quella di Lester R. Brown, propongono soluzioni ancora più draconiane e ne dimostrano la fattibilità. Per esempio nel suo libro Piano B 3.0, Brown parla di un target dell’80% al 2020 da attuare anche con una strategia fiscale basata su un incremento della tasse per chi inquina ed una loro riduzione sul costo del lavoro.||Sui risultati attesi dal G8 giapponese piuttosto disilluso è Ermete Realacci, ministro dell’Ambiente del Governo ombra, che all’annuncio arrivato dal vertice che prevede un taglio del 50% delle emissioni di CO2 per il 2050 ha dichiarato che “L’accordo sul clima lanciato oggi dal G8, in assenza di politiche concrete, suona tanto come una presa in giro”. Ed ha aggiunto, “un rinvio a tempi troppi lunghi, per non mettere in campo le azioni necessarie per affrontare da subito il problema”. Il Governo italiano, d’altronde, “è decisamente in linea in questa strategia dal momento che – conclude Realacci – non sta facendo assolutamente nulla per affrontare già nell’immediato l’emergenza clima”.


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