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Position paper sul recepimento nell’ordinamento italiano della revisione della Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive)

Il documento, redatto da Kyoto Club e Legambiente, delinea il contesto complessivo del patrimonio edilizio del nostro Paese e sviluppa una riflessione sulla necessità di recepire a livello nazionale la Direttiva "Case Green" approvata definitivamente dall'Unione europea.

16 aprile 2024

La Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia EPBD, rinominata in Italia “Direttiva Case Green”, è il principale strumento giuridico dell’Unione europea per la decarbonizzazione del patrimonio immobiliare degli Stati membri. Sin dalla sua adozione, la EPBD – giunta alla sua quarta revisione (2002/91/CE, 2010/31/UE e 844/2018/UE) – è stata strettamente connessa ai target climatici dell’UE ed è stata allineata per riflettere la loro evoluzione. Secondo i dati della Commissione, gli edifici del Vecchio continente sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all’energia rispetto al consumo e alle emissioni totali. Questi numeri sostengono sostanzialmente la scelta, proposta a livello comunitario, di incoraggiare il percorso con la strategia “ondata di ristrutturazioni”[1], pubblicata nell’ottobre 2020, che prevede misure concrete di regolamentazione, finanziamento e sostegno volte come minimo a raddoppiare il tasso annuo di ristrutturazione energetica entro il 2030 e a incoraggiare la deep renovation.

La quarta proposta di revisione venne presentata nel dicembre del 2021 dal Commissario estone Kadri Simson all’interno del pacchetto “Fit for 55%”, volto ad avviare l’Unione sulla strada per conseguire la neutralità climatica con obiettivi ambientali vincolanti per tutti i Paesi membri, come previsto dal Green Deal.

L’iter della revisione è stato lungo e complicato, e il provvedimento ha visto la luce venerdì 12 aprile 2024 dopo l’approvazione finale da parte del Consiglio UE.

La revisione della Direttiva EPBD è un tassello fondamentale del Green Deal europeo e mira a promuovere gli interventi di efficienza energetica nel settore edilizio, che nel nostro Paese costituisce ancora il 20% delle emissioni nazionali legate all’energia. Dal picco del 2005, i gas serra derivanti da questo comparto sono diminuiti solo del 12% e, nonostante gli schemi di incentivazione per l’efficienza energetica in vigore dal 2007, non mostrano ancora una tendenza di riduzione significativa .

Il Bel Paese può trarre beneficio da una strategia di deep renovation del proprio costruito sia da un punto di vista della riduzione delle emissioni che dall’abbattimento dei costi energetici delle bollette e dal crollo della povertà energetica. Ed è proprio in quest’ottica che la revisione della EPBD può supportare il Paese nella definizione degli obiettivi intermedi e delle azioni strategiche da intraprendere. 

Tra le proposte avanzate nel documento: l’introduzione di una struttura di incentivi differenziata in base al reddito, la possibilità della cessione del credito e dello sconto in fattura per i redditi medio-bassi, l’istituzione di un fondo per le famiglie in povertà energetica, lo stop alle installazioni di caldaie fossili al 2030, l’adozione di politiche Whole Life Carbon che tengano conto della riduzione delle emissioni operative ed incorporate.

Position paper sul recepimento nell’ordinamento italiano della revisione della Direttiva EPBD (pdf)


[1] https://energy.ec.europa.eu/topics/energy-efficiency/energy-efficient-buildings/renovation-wave_en


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