Economia circolare, in Italia il 67% degli imballaggi avviati a riciclo. Una gestione che vale 23 miliardi di euro

Lo certifica uno studio di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Fise Unire. Secondo il documento il nostro Paese, tra i primi in Europa, ha riciclato nel 2016 circa 8,4 milioni di tonnellate, con un incremento del 3% nel 2015. Mentre l'Europa e l'Italia attendono un ambizioso Pacchetto sull'Economia circolare volto al rilancio delle politiche di gestione dei rifiuti.

14 dicembre 2017

Sono oramai passati 20 anni dal Decreto Ronchi, un provvedimento che ha modificato, migliorandoli, i modelli di gestione dei rifiuti in Italia, anteponendo il paradigma del riciclo a quello dello smaltimento. La riforma è riuscita nell'intento di incrementare l'industria green di riuso e riciclo dei rifiuti. La misura varata dall'ex ministro dell'Ambiente Edo Ronchi ha contribuito a far emergere il dibattito in Italia e Europa, ponendo le basi per target europei sempre più ambiziosi nel campo dell'economia circolare.

L'Italia è un Paese "virtuoso" quando parliamo di Economia Circolare: lo scorso anno ha riciclato il 67% degli imballaggi, con una gestione dei rifiuti che vale 23 miliardi di euro – e che ha valso, nel 2015, l1% del PIL. In poche parole abbiamo già raggiunto e ampiamente superato il target Ue del 65% previsto al 2030. A livello nazionale i rifiuti destinati al recupero sono raddoppiati dal 1999 al 2015: da 29 milioni di tonnellate a 64 Mt, mentre l'avvio a smaltimento si è ridotto da 35 a 18 milioni. Nel 2015 il volume dei rifiuti avviati a recupero è stato del 55%, il 16% quelli avviati a recupero, e il 29% i rifiuti avviati a trattamento. Nel 1999 le percentuali erano molto inferiori, rispettivamente del 38%, 46% e 17%. Aumenta anche la raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

Sono questi i dati emersi nel corso della presentazione del rapporto annuale "L'Italia del riciclo", promosso da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unire ( Unione nazionale Imprese Recupero) tenutasi oggi 14 dicembre a Roma.

Stando al report, il volume italiano complessivo del riciclo del 2016 si è mantenuto intorno a 8,4 milioni di tonnellate, il 3% in più rispetto al 2015. Tra i diversi settori le punte più importanti si sono attestate nelle filiere dell'alluminio (+5%), dell'acciaio,  (+4%), mentre si sono confermate le eccellenze nel tasso di riciclo della carta (80%), e dell'acciaio (77,5%).

L'organico , da sempre la porzione principale dei rifiuti avviati a riciclo, ha incrementato costantemente la propria percentuale, passando dal 40% del 2011 al 41,2% del 2016.

Le tonnellate di Pneumatici Fuori Uso (PFU) avviati a riciclo nel 2016 sono stati complessivamente 135 mila tonnellate e 173 mila tonnellate sono state avviate a recupero energetico.

Per quanto riguarda gli oli minerali usati, l'Italia si conferma un'eccellenza, con il 99% degli oli avviati a rigenerazione-

Anche i settori più giovani, come quello dei rifiuti tessili vedono aumentare il loro volume di raccolta (133 mila tonnellate, +3,3% rispetto al 2015) con quasi il 73% di comuni che ne ha effettuato la raccolta differenziata.

Il Rapporto mostra invece che il numero delle imprese private del settore sono drasticamente diminuite nell'arco del periodo 1999-2015 – cosa soprattutto dovuta ai processi di concentrazione e integrazione aziendale. Inoltre, il report sottolinea come nell'arco temporale 2003 – 2015 il fatturato del gestore medio è più che raddoppiato, passando da circa 8 milioni di euro a 16 milioni. Si stima che il valore aggiunto prodotto da questi soggetti nel 2015 sia di circa 12,6 miliardi.

E in Europa? Nel 2014 è stato calcolato che il 51% dei rifiuti gestiti nei Paesi dell'Unione è stato avviato a recupero, mentre il 49% a smaltimento. Il nostro Paese è tra i primi in Europa per recupero di rifiuti, assieme alla Germania, con punte del 79% – in Francia raggiunge il 69%. Secondo i dati Eurostat contenuti nel Rapporto, il Bel Paese ha avviato a recupero 102 milioni di tonnellate (mt) su un totale di 129 mt, contro la Germania, che ricicla 291 mt su un totale di 371mt. 

Nel Vecchio continente il settore di gestione rifiuti produce un fatturato di 155 miliardi di euro, con un aumento di ben il 10% rispetto al 2011. In termini economici il Paese che si attesta sui livelli più alti è la Germania, con un fatturato di oltre 34 miliardi di euro, seguito a pari merito da Italia e Regno Unito (23 mld), Francia (22 mld) e Spagna (10 mld).

"La crescita continua dell'Industria Italiana del riciclo" – ha dichiarato Andrea Fluttero, presidente di Fise Unire – "unita alla prossima approvazione del Pacchetto Europeo sull'economia circolare, offre l'opportunità al nostro Paese e al sistema delle imprese e del recupero e del riciclo di passare da sistema ausiliario alla gestione dei rifiuti ad anello strutturale del modelli di economia circolare, con effetti positivi per l'ambiente, l'economia e l'occupazione. Per dare concretezza a questa prospettiva occorre risolvere una serie di problemi, come il collocamento delle sempre maggiori quantità di materie prime e di scarti che risaltano dal riciclo. Servono i decreti end of Waste ed è necessario affrontare sia il problema dell'oscillazione dei prezzi delle materie prime, sia quello dei costi di smaltimento delle frazioni di scarto"

"L'Industria italiana del riciclo – afferma il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi – ha raggiunto un buon livello e vede nel futuro prospettive di crescita consistenti. Ma per affrontare le sfide poste dalla cricular economy deve fare un salto di qualità per migliorare le sue capacità di attivare e di usufruire di politiche di sistema con progetti di diffusione di migliori tecniche di filiera, per mobilitare risorse finanziarie necessarie alla nova fase di sviluppo e per trovare maggiori sbocchi di mercato per i prodotti del riciclo. Solo così sarà possibile raggiungere gli obiettivi previsti dal Pacchetto europeo sull'Economia Circolare" ha poi concluso Ronchi.

 

 


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