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Rosemary Terra e Sapori

Al Rosemary di Roma sono #GreenHeroes

Sito web: rosemary.bio

“Fare i conti della serva” è un modo di dire molto diffuso che indica la capacità di controllare puntualmente le spese. Una virtù che contraddistingueva, nei tempi passati, chi era incaricato delle compere, e che oggi tutti, specialmente gli imprenditori impegnati nella ristorazione, non possono disattendere.

Lo scorso anno, gli italiani hanno speso circa 86 miliardi di euro nei 336.000 bar e ristoranti del paese impegnando oltre un milione e duecentomila addetti. Le statistiche del 2019 però hanno rivelato anche un altro dato, per nulla trascurabile: con la diffusione delle nuove tecnologie, il volume delle consegne a domicilio ha raggiunto un giro d’affari superiore al mezzo miliardo di euro.

Con il recente lock-down questo mercato ha accelerato la sua crescita nel settore del food-delivery e lo ha fatto tanto rapidamente da indurre molti ristoratori a indirizzare parte delle loro offerte proprio sul servizio a domicilio. Ma come lo hanno fatto? Tanti, proponendo le loro pietanze in contenitori di plastica, considerandola la soluzione economicamente più vantaggiosa.

Ma siamo proprio certi che questo sia il modo giusto per fare i famosi “conti della serva”? Oppure come fanno al Rosemary, si può risparmiare ugualmente, non danneggiare l’ambiente e migliorare comunque l’offerta accaparrandosi nuova clientela?

Il Rosemary è un piccolo locale al centro di Roma, in una parallela di via Nazionale, nato quattro anni fa e che occupa quindici dipendenti. Diretto da Fabrizio Varano, lo scorso anno, ha segnato un fatturato che sfiora il milione di euro ed è sempre stato orientato alla sostenibilità. Quest’attenzione si è tradotta nell’uso di prodotti locali - meglio se provenienti da cooperative solidali – nel controllo della filiera ed evitando l’uso di monodose. Un esempio? Al Rosemary si può riempire gratuitamente la propria borraccia con acqua microfiltrata anziché comprare bottigliette. E in questo locale, quando si è trattato di dover virare anche sul servizio a domicilio, si è scelto il packaging compostabile, seppur ad un prezzo superiore rispetto a quello della plastica.

La scelta è stata notata con piacere da molti nuovi clienti (eh sì, la sostenibilità inizia ad essere una ragione di scelta per un numero sempre più alto di persone) ma il costo maggiore non poteva essere trascurato, andava ammortizzato in qualche modo. E il Rosemary ha scelto lka strada di chiedere al cliente come preferisse che fosse insaporito il suo pasto, evitando così di aggiungere i condimenti monodose nei pacchi. Perché i conti della serva dicevano che il maggiore costo del packaging compostabile era uguale a quanto si sarebbe speso per un paio di bustine di condimenti come olio, aceto o maionese.

In piena modalità  #GreenHeroes, il timoniere del Rosemary Fabrizio Varano ha caspito in che modo far quadrare i conti senza danneggiare l’ambiente, e anche offrendo ai clienti maggiore attenzione e qualità.

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