InMare
Quattro fratelli a gonfie vele InMare aperto
Sito web: www.inmare.net
Non c'è niente di misterioso per un marinaio se non il mare stesso, scriveva Joseph Conrad. Chissà se la pensano allo stesso modo anche i quattro fratelli Reho, quando nelle giornate di mare grosso si siedono sugli scogli a guardare verso il largo, a guardare la loro azienda a un miglio e mezzo dalla costa salentina, tra i marosi. L'avventura imprenditoriale che raccontiamo oggi comincia a metà degli anni 90, quando Aldo Reho, commercialista salentino, si rende conto che per allevare i salmoni migliori, in Scandinavia si installavano reti galleggianti in mare aperto. In Italia nessuno allevava pesci in quel modo, provarci poteva essere un azzardo, ma Aldo si convinse che fosse quello il modo giusto per fare itticoltura. Chiamò i fratelli a raccolta, e insieme decisero di tentare fondando la società InMare.
Ci vollero otto anni per avere le autorizzazioni, ma finalmente nel 2003 venne calata in mare la prima gabbia piena di avannotti. Oggi, dopo quasi venti anni di lavoro e tanta fatica, InMare conta un fatturato di un milione di euro. Nelle 14 gabbie di cime e tubi galleggianti vivono ombrine, orate e spigole nutrite con mangimi naturali, che non hanno bisogno di prodotti farmaceutici per difendersi dalle infezioni. Pesce richiestissimo per la sua qualità, allevato senza impatti ambientali e per di più azzerando gli scarti. InMare infatti ha sviluppato sistemi meccanici per raccogliere i residui della sfilettatura del pesce e usarli nella preparazione di sughi, tartare e hamburger di altissima qualità. I fratelli Reho, creatori del primo allevamento biologico in mare aperto d'Italia, sono i #GreenHeroes di oggi. Imprenditori che rischiano come gli altri, ma che invece di cercare la competitività ignorando l'ambiente e riducendo la qualità hanno scelto di scommettere sul mare.
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