Strategia nazionale di adattamento al cambiamento climatico: agli Enti locali va attribuito un ruolo centrale

Gli eventi estremi e le trasformazioni strutturali causate dal cambiamento climatico espongono la società contemporanea a rischi crescenti. Per fronteggiare tali sfide il settore pubblico dovrà avere la capacità di reagire in modo coordinato. Se n'è parlato oggi al convegno "Verso la Strategia nazionale di Adattamento".

22 novembre 2012 Fonte: Kyoto Club

<p>Gli <b>eventi estremi</b> e le <b>trasformazioni strutturali</b> prodotte dal <b>cambiamento climatico</b> espongono la società contemporanea a rischi crescenti, di tipo ambientale ma anche sociale, economico, infrastrutturale. <br />Far fronte a tali <b>sfide</b> richiederà al settore pubblico nel suo insieme una capacità di reagire in modo concertato che sinora in gran parte è mancata. E’ per questo che la prima sfida da raccogliere è di mettere in campo un sistema di governo del territorio capace di far fronte ordinariamente ai crescenti rischi che stanno diventando ordinari. <br />Sarà necessario <b>agire in modo coordinato</b> ma capillare, declinando a livello locale gli interventi individuati ad hoc per ogni area, rispondendo alle reali esigenze territoriali, operando tempestivamente nel breve termine in un’ottica di lungo periodo, riuscendo contemporaneamente a rendere più consapevole la popolazione.</p><p>Per questo motivo, quando verrà il momento di rendere operativa la <b>strategia di adattamento ai cambiamenti climatici dell’Italia</b>, sarà fondamentale dare un ruolo centrale agli enti locali che saranno in prima linea ad affrontare, assieme ai cittadini, le difficoltà e le complessità sul fronte economico e sociale. L’Italia infatti, viene inserita dalla UE, tra i paesi più esposti agli effetti derivati dal riscaldamento globale.<br /> <br />Dunque, considerate le caratteristiche geografiche della penisola, per garantire un <b>livello di adattamento ottimale</b> sarà essenziale che il Governo, oltre a dare una regia centrale, lasci spazio agli enti locali che, avendo un quadro conoscitivo più preciso, possono intervenire rispettando le specificità territoriali.</p><p>Le politiche che sarà necessario mettere in campo sono fra loro strettamente collegate: dalla <b>pianificazione del territorio</b>, al <b>consumo di suolo</b>, dalla <b>gestione delle risorse idriche</b> a quelle <b>energetiche</b>. I settori economici che risentono del cambiamento climatico sono infatti molte e comprendono l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, il turismo, la sanità, i servizi urbani e alle imprese, i servizi finanziari e le assicurazioni.</p><p>Devono perciò essere trovate tutte le <b>possibili partnership</b> ai diversi livelli, in modo da tradurre le nuove idee in progetti, seguendo percorsi ben delineati. </p><p>E’ per questi motivi che oggi assume grande importanza la <b>definizione della Strategia nazionale di adattamento</b>, che il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha avviato, e che non potrà non toccare rilevanti aspetti del modello italiano di governo del territorio che oltre a dare responsabilità crescenti agli enti locali dovrà entrare nel merito del governo dell’area vasta, oggi rivoluzionato dal processo di accorpamento delle province. </p><p>Se n’è parlato oggi nel corso del convegno <a href="https://www.kyotoclub.org/prossimi-eventi/2012-nov-22/verso_la_strategia_nazionale_di_adattamento/docId=3142">"Verso la Strategia Nazionale di Adattamento"</a> organizzato da Coordinamento Agende 21 Locali italiane, Alleanza per il clima, AICCRE, Anci, INU, Kyoto Club e UPI, nell’ambito del Tavolo di lavoro degli Enti locali per il clima, svoltosi a Roma presso la Sala ex Hotel Bologna (Senato della Repubblica).</p><p>In allegato (pdf) il comunicato.</p><p><br /></p>

comunicato \\\\\\\\


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