“Strategia energetica nazionale è notizia positiva. ma si può fare di più”. L’intervento di Gianni Silvestrini agli Stati Generali della Green Economy

Quali sono i prossimi scenari per quanto riguarda le energie rinnovabili nel mondo? E cosa è cambiato dopo due anni dalla firma del Trattato di Parigi sul clima? Ne parla Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico di Kyoto Club, in occasione degli Stati Generali della green economy di Rimini.

8 novembre 2017

Come si stanno comportando i Paesi chiave dopo la firma dell'Accordo di Parigi? Questa è la domanda che pone Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club, all'apertura degli Stati Generali della green economy a Rimini.

La situazione è diversificata: alcuni Paesi hanno fatto molto di più di quello che hanno promesso, mentre altri hanno fatto molto di meno sostiene Silvestrini, che poi prosegue parlando della Cina come alfiere della battaglia climatica: in quattro anni la potenza asiatica ha stabilizzato le emissioni fossili grazie alla riduzione dell'uso del carbone, e nel 2016 ha installato la metà della potenza fotovoltaica mondiale. E nel frattempo anche molti Paesi europei annunciano l'obiettivo futuro della completa uscita dal carbone.

Qual'è il motivo per cui si ottengono simili risultati – si chiede il Direttore scientifico di Kyoto Club. Stanno esplodendo le disruptive technologies, tecnologie che hanno un effetto dirompente negli ambiti in cui si applicano, come il fotovoltaico nell'energia elettrica. Nel prossimo decennio le auto elettriche si imporranno perchè costeranno meno di quelle convenzionali, e il fotovoltaico si installerà non per incentivi, ma per ridurre le bollette.

Nel frattempo, negli USA, la posizione di chiusura di Trump ha creato per reazione un movimento fortissimo dal basso, con decine di città che hanno definito obiettivi rinnovabili al 100% e interi Stati che stanno alzando i loro obiettivi.

E in Italia? Con la Strategia energetica nazionale (Sen) si annuncia l'uscita dal carbone e si pone l'obiettivo del 50% di rinnovabili elettriche entro il 2030. Un risultato positivo che però – continua il Direttore – non è sufficente: bisogna andare oltre il 55%.

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