Contrasto alle fake news sulle rinnovabili

Il fotovoltaico sottrae terreni all'agricoltura, le fonti rinnovabili, fotovoltaico ed eolico, deturpano il paesaggio, prezioso bene Italiano: sono alcune delle fake news raccolte da Ugo Rocca, Presidente di Resit, nel suo recente libro sulle rinnovabili

3 dicembre 2024 Resit

“Breve storia delle Energie rinnovabili in Italia” è il titolo del libro di Ugo Rocca.

1° Fakenews : Il fotovoltaico sottrae terreni all’agricoltura.

1) Gli impianti fotovoltaici realizzati ad oggi in Italia sono circa 1.225.000 per una potenza complessiva di circa 30.000 MWp, dei quali la metà (fonte GSE) costruiti su tetti, pensiline, parcheggi ecc.
Quindi 15.000 MWp sono su terreno (non necessariamente agricolo) ed occupano circa 22.000-25.000 ettari (1,1 ettari/MWp oggi, 1,5 ettari/ MWp in tempi precedenti) realizzati in oltre 40 anni.
Ribadisco: 25.000 ettari occupati in 40 anni! In Italia vengono consumati circa 60.000 ettari/anno per asfalto e calcestruzzo. Non possono essere 25.000 ettari in 40 anni un problema per i terreni agricoli.

2) I dati ISTAT riportano i valori della SAT (Superficie Agricola Totale) in Italia pari a 17,5 MLN di ettari e della SAU (Superficie Agricola Utile) pari a circa 12,8 MLN, quindi circa 5 MLN di ettari in meno della SAT. La differenza rappresenta una enormità di terreni definiti agricoli catastalmente che in realtà non lo sono o non sono comunque utilizzabili in agricoltura. Una enormità di terreni, certo non tutti utilizzabili per il fotovoltaico ma certamente sufficienti, ne basta l’1% (con il contributo solito del 50% di tetti, pensiline ecc.) per fornire terreni quanto serve al fotovoltaico per il raggiungimento degli obiettivi assegnati dal PNIEC nazionale e dai piani della Comunità Europea nei prossimi 10 anni. In pratica si possono costruire 100 GW fotovoltaici senza utilizzare neanche un ettaro di terreno agricolo produttivo di qualità. La distinzione sopra citata per i terreni di pregio e quelli non utili può essere facilmente operata anche localmente richiedendo l’esame pedologico del terreno tramite una relazione agronomica con valutazione LCC (Land Capability Classification), da sottoporre p.e. al Dipartimento Agricoltura della Regione interessata (come consueto in Conferenza dei Servizi durante l’iter autorizzativo dei grandi impianti fotovoltaici).
Quando alcuni Enti (di solito le Regioni) emettono normative limitanti per il fotovoltaico su terreni agricoli, senza distinzione per i terreni ”fermi”, non produttivi da anni o non utilizzabili, non difendono l’agricoltura ma favoriscono i petrolieri (in senso lato).

3) Agri-fotovoltaico
La normativa prevede aiuti ed incentivi (fondi PNNR) per l’agri fotovoltaico, quasi a voler premiare e spingere verso questo tipo di interventi. Il PNRR ha stanziato oltre un miliardo di euro con l’obiettivo di raggiungere 1 GW di capacità agrivoltaica entro il 2026. L’agrivoltaico è un sistema che combina la produzione di energia rinnovabile con la coltivazione di terreni agricoli; in pratica i pannelli fotovoltaici devono essere sollevati dal suolo con strutture alte 1,3 metri per attività zootecnica e oltre 2 metri per attività colturale per permettere di mantenere la continuità delle attività agricole e pastorali sotto i pannelli. In realtà non serve incentivare interventi di questo tipo, assolutamente non necessari, al contrario si spinge erroneamente in una direzione complicata. La presenza potenziale di alte tensioni (700 volt) nel campo fotovoltaico obbliga per legge il gestore di un impianto fotovoltaico (officina elettrica) a recintare il campo e a consentire l’ingresso solo a personale autorizzato cioè a tecnici elettrici qualificati Persona Esperta (PES) per la manutenzione e l’esercizio. Il personale PES deve secondo normativa utilizzare guanti, occhiali, casco, scarponi, tuta da lavoro. Si può pensare di esercitare attività agricola in queste condizioni? O si fanno PES dei contadini? Alcune iniziative prevedono anche l’uso di robot per scavare, seminare, raccogliere; sono inoltre previste apposite telecamere per verificare e controllare la presenza e lo svolgimento dell’attività agricola.
Nulla vieta di premiare dei progetti dimostrativi, ma è evidente che incentivare le iniziative agrofotovoltaiche avanzate rappresenta una spinta verso iniziative più complesse, che probabilmente non consentiranno il raggiungimento degli obiettivi indicati dal PNIEC Italiano e dalla Comunità Europea o comunque rallenteranno i tempi previsti. Una “furbata” suggerita al legislatore da chi tenta di rallentare lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Sarebbe certo più utile incentivare la realizzazione degli impianti di qualunque tipologia su quei terreni (spesso definiti catastalmente “agricoli”) marginali, fermi e non produttivi (la differenza tra SAT e SAU) con difficoltà realizzative connesse alla necessità di interventi migliorativi dell’accesso o del terreno stesso da utilizzare. L’incentivazione sarebbe certo più appropriata e meglio giustificata.

2° Fakenews: Le fonti rinnovabili, fotovoltaico ed eolico, deturpano il paesaggio, prezioso bene Italiano.

1) La preoccupazione è giusta e da tenere presente. Non si può alterare ingiustificatamente un paesaggio “di valore”. Occorre sempre effettuare una valutazione costi/benefici ed una corretta analisi dell’impatto visivo arrecato (anche se le stesse preoccupazioni e le stesse analisi purtroppo spesso non vengono fatte per opere civili, asfalto, interventi industriali). Serve una attenta progettazione degli impianti ed un approccio responsabile al problema. Non si possono d’altra parte ignorare i benefici ottenibili con il ricorso alle rinnovabili in sostituzione dei combustibili fossili, vantaggi in termini di:
a) indipendenza energetica dall’estero,
b) esborso di valuta evitato e conversione della spesa in realizzazione di impianti in Italia,
c) costi dell’energia e bollette più economiche per industrie e cittadini
d) benefici alla salute dei cittadini con la eliminazione del nocivo bruciamento con effetto serra e conseguenti cambiamenti climatici. Con una attenta e doverosa analisi costi/benefici si può definire la opportunità o meno di autorizzare la realizzazione di un impianto energetico.

2) La buona progettazione, con individuazione dei siti ed adattamento della realizzazione, possono essere decisamente di aiuto ad un corretto inserimento nel paesaggio.
Un esempio per tutti: L’impianto eolico – fotovoltaico, molto bello, costruito nell’isola di Carloforte negli anni ’90, in uno dei luoghi più protetti d’Italia, rappresenta bene le possibilità offerte da una sana collaborazione con le Soprintendenze e dalla buona progettazione.

3° Fakenews: Le energie rinnovabili non sono ancora mature per sostituire le fonti tradizionali.

1) In Italia sono prodotti ogni anno complessivamente circa 290 TWh (miliardi di kWh) di energia elettrica e 44 TWh sono importati da paesi confinanti. La produzione in Italia viene effettuata per circa il 50% da combustibili fossili e per circa il 50 % dalle fonti rinnovabili; queste ultime contribuiscono al loro 50% con idroelettrico 40%, fotovoltaico 25%, eolico 20%, biomasse e biogas 15%. Nel primo semestre 2024 l’Italia ha prodotto per la prima volta più elettricità da fonti rinnovabili (66,5 TWh) che da fonti fossili (58,3 TWh). Risulta evidentemente difficile sostenere che le rinnovabili non sono mature. Da notare che in Europa nel 2023 l’eolico ha prodotto più energia elettrica dei combustibili fossili, grazie al forte vento disponibile nei paesi del centro-nord Europa. Inoltre il costo di produzione del kWh elettrico risulta comunque in senso crescente dall’idroelettrico (il più economico) al fotovoltaico, eolico, ad alcune tecniche di biomasse e biogas, per poi continuare a crescere come costo con i combustibili fossili, nell’ordine carbone, il meno costoso, petrolio, gas, il più caro.
Perché dunque non si provvede a diminuire decisamente la produzione elettrica da combustibili fossili aumentando gradualmente ma decisamente la produzione con fonti endogene e rinnovabili, abbondantemente disponibili in Italia?
Gli Italiani pagano l’energia più cara in Europa.

Continua a leggere


↑ torna in cima