L’Italia deve riprendere l’impegno sul clima

Nel nostro paese le emissioni di gas climalteranti hanno registrato, a partire dal 2005, una netta riduzione in parte legata alla crisi economica e in parte al ruolo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il comparto che potrà contribuire maggiormente alla riduzione delle emissioni è quello edilizio. L'editoriale di Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, su Due Gradi.

18 maggio 2016

<p>Rispetto al 1990, nel 2014 il calo è stato pari al 19,8%, anche se nel 2015 le emissioni sono aumentate del 2% sull’anno precedente. Non possiamo riposarci sugli allori, visto che ci aspettano gli obiettivi al 2030 che, a livello europeo prevedono una riduzione delle emissioni del 40% rispetto ai valori del 1990.

Nella plausibile ipotesi che all’Italia venga richiesto un impegno di riduzione analogo alla media europea, il tasso annuo di riduzione delle emissioni climalteranti nel periodo 2016-2030 dovrà essere più del doppio di quello registrato tra il 1990 e il 2015, e del 50% più alto di quello calcolato per l’intervallo 2004-2015 depurato dall’effetto della crisi: nel periodo cioè della forte crescita delle rinnovabili. Questo, sempre che gli obiettivi al 2030 non vengano innalzati, cosa possibile dopo la conferenza di Parigi. Sono numeri che chiariscono bene l’accelerazione delle politiche sulle energie pulite e sull’efficienza energetica che sarà necessaria nei prossimi anni.

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