Agenda 2030, ASviS: “L’Italia non è in condizione di sviluppo sostenibile”

Secondo il rapporto "L'Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile" curato dall'Alleanza Italiana per lo lo Sviluppo Sostenibile (ASvIs), e presentato il 28 settembre alla Camera dei Deputati, il nostro Paese è molto distante dal raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG's) previsti dall'Agenda 2030 dell'Onu.

28 settembre 2017

A quale punto si trova il nostro Paese rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG's) dell'Agenda 2030 dell'Onu sottoscritta esattamente un anno fa da tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite?

A fornire una risposta è il Rapporto "L'Italia e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile" curato da ASviS con la collaborazione di 350 ricercatori provenienti dalle 130 relatà aderenti e presentato il 28 ottobre alla Camera dei Deputati. Secondo l'Alleanza, il nostro Paese non è in linea con nessuno dei 17 goals previsti dall'Agenda, e "nonostante i progressi compiuti, con gli attuali andamenti l'Italia non sarà in grado di centrare nè i Target da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati al 2030, a meno di un radicale cambiamento nel proprio modello di sviluppo".

Come segnalano i 28 indicatori compositi calcolati dall'ASviS e presentati nel rapporto, nel Belpaese, nel corso degli ultimi cinque anni, si è registrato un netto miglioramento per quanto riguarda nove Obiettivi, un peggioramento per altri quattro e una situazione di stallo per i restanti quattro.

In particolare la situazione peggiora per l'Obiettivo 1 ("Porre fine a ogni forma di povertà del mondo"), il cui indice passa da 91,5 del 2006 a 68,5 del 2015 a causa dell'aumento delle persone e delle famiglie che vivono in povertà assoluta o a rischio indigenza; per l'Obiettivo 6 ("Garantire a tutti disponibilità e gestione sostenibile dell'acqua e delle misure igenico sanitarie), vista la diminuzione dell'aiuto pubblico nei settori di acqua e sanità; per l'Obiettivo 10 ("Ridurre la diseguaglianza tra nazioni") a causa dell'aumento delle diseguaglianze nel nostro Paese (l'indice diminuisce da 86 del 2004 a 68,4 del 2015); infine male anche per quanto riguarda l'Obiettivo 15 ("Proteggere e favorire l'uso sostenibile di terre e fermare la perdita di terreno e di biodiversità biologica), dove l'indice cala nettamente: da 101,7 punti del 2005 a 57,9 del 2015.

La situazione rimane poi statica per altri quattro obiettivi: assicurare a tutti un accesso ai sistemi di energia sostenibili ed economici (Goals 7), incentivare una crescita sostenibile e un lavoro dignitoso per tutti (Goal 8), rendere le città sostenibili e vivibili (Goal 11) e rafforzare il partenariato mondiale e i mezzi di attuazione per lo sviluppo sostenibile (Goal 17).

Ci sono poi anche le buone notizie: per quanto riguarda gli altri 9 target (sicurezza alimentare, salute e benessere, istruzione, uguaglianza di genere, infrastrutture resilienti, modelli sostenibili di produzione e consumo, lotta al cambiamento climatico, conservazione dei mari e giustizia sociale) l'Italia ha registrato dei netti miglioramenti. Passi in avanti, che, avverte il Portavoce di Asvis Enrico Giovannini "non sono comunque sufficienti nel raggiungimento dei Target previsti dall'Agenda 2030", puntalizzando che, "in alcuni campi dove miglioriamo siamo indietro di 10 anni rispetto alla media europea, come nel caso dell'accesso all'istruzione".

Attraverso la simulazione su 28 indicatori, ASviS e Fondazione Enrico Mattei hanno poi analizzato diversi scenari per l'Italia al 2030, presentati per la prima volta nel rapporto: in base a questi è stato comunque calcolato che politiche business as usual non sono in grado di migliorare in modo significativo il benessere e la sostenibilità, e che, anzi, la nostra poszione rispetto agli altri Paesi Ue potrebbe peggiorare. Servono invece, avverte il Rapporto, politiche "sistemiche" in grado di intervenire in profondità nei settori in crisi. 

Infine il documento lancia alcune proposte: entro sei mesi, secondo l'Alleanza, è necessario completare l'iter di approvazione di alcne leggi fondamentali (come il Disegno di Legge sul Consumo di Suolo, il Piano Nazionale per l'Adattamento ai Cambiamenti Climatici o la Strategia per l'Economia Circolare), dettagliare la Strategia Energetica Nazionale – sopratutto in termini quantitativi – e adottare provvedimenti urgenti per accellerare il passo verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile che scadono entro il 2020.

Infine, ASviS lancia una promessa: in vista delle elezioni politiche del 2018 l'Alleanza fa sapere che mobiliterà e farà pressione su tutte le forze politiche affinchè incorporino nei loro programmi enlle agende elettorali i temi dell'Agenda 2030, in modo da trasformare i prossimi cinque anni nella "legislatura dello sviluppo sostenibile".

 

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