Quasi quasi coltivo pannelli

Agricoltura e energia solare possono convivere, come dimostra l'esempio del nostro eroe Maurizio Manenti. La rubrica settimana di Alessandro Gassmann dedicata a #GreenHeroes.

18 dicembre 2020

La scorsa settimana, parlando di È nostra, abbiamo detto che per fare una buona transizione energetica “insieme è meglio”. Oggi invece vi voglio raccontare in che modo un terreno agricolo può essere allo stesso tempo coltivato, e accogliere pannelli fotovoltaici. Anzi, in che modo le due produzioni – quella agricola e quella elettrica – possono sostenersi reciprocamente. In Italia, ogni anno, 125 mila ettari di terreno agricolo vengono abbandonati perché non abbastanza redditizi per chi li lavora. Alcuni di questi ettari, tuttavia, rimangono economicamente produttivi se vi si installano pannelli solari.

Ma non c’è un sistema per non disinvestire nell’agricoltura, non perdere posti di lavoro, e produrre energia elettrica? Secondo Maurizio Manenti, il #GreenHero di oggi, sì. Anche se per mestiere – con la sua Solar Fields – Maurizio progetta campi fotovoltaici, ha sempre creduto che agricoltura e solare fotovoltaico potessero coesistere. È il 2017 quando mette in atto la sua intuizione: su alcuni terreni agricoli poco sfruttati o abbandonati, si possono installare pannelli fotovoltaici, ma ci possono essere coltivazioni studiate ad hoc dagli agronomi dell’università delle Tuscia attraverso piani specifici. Nasce così la start-up Agro Solar Ventures che, all’interno di Solar Fields, disegna progetti in grado di generare una redditività elevata. La stessa Regione Lazio ne promuove l’adozione. In meno di tre anni il modello “agrovoltaico” di Maurizio Manenti diventa un nuovo standard. Oggi sono oltre 1.000 gli ettari di terreno – altri 1.000 stanno per essere autorizzati – che, oltre a produrre energia rinnovabile, garantiscono alle aziende agricole di conservare posti di lavoro e assicurare a tutti fatturato. Perché la transizione energetica è possibile e la si può fare insieme, perché insieme è meglio.

Leggi l’articolo su “Il Venerdì di Repubblica”.


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