Position paper: Riduzione delle emissioni incorporate negli edifici

29 maggio 2023

Problema Gli edifici sono, in tutta Europa, la principale fonte di consumo energetico, pari al 40% di tutta l’energia consumata. I tre quarti di questa energia provengono dall’uso diretto di combustibili fossili, che provoca il 36% delle emissioni di gas serra dell’intero comparto. Una parte significativa – il 10-20% dell’impronta di carbonio totale degli edifici dell’UE – è dovuta alle emissioni incorporate, cioè, tutte quelle emissioni prodotte durante i processi costruttivi dei materiali e dei fabbricati e quelle legate alle ristrutturazioni e demolizioni.

 L’attuale scenario si è dimostrato strutturalmente inadeguato per attivare una trasformazione degli edifici e della filiera in Europa che contribuisca a raggiungere una decarbonizzazione in linea con l’obiettivo dato dagli scienziati di limitare l’aumento della temperatura media globale a +1,5 °C.

Alla luce degli obiettivi di azzeramento delle emissioni al 2050 diventa obbligatorio intervenire per affrontare le carenze strutturali di questo settore, dato il suo contributo sostanziale alle emissioni di gas serra e il consumo di energia, e per poter raggiungere gli obiettivi climatici, come riconosciuto anche dall’ultimo Rapporto redatto dall’ Intergovernmental Panel on Climate Change (Sixth Assessment Report).

La necessità di minori emissioni di carbonio incorporate nel settore edile è attualmente un tema poco discusso nel dibattito pubblico italiano, mentre una delle poche eccezioni è quella del Green Building Council Italia (GBC) che, fin dal 2019, con la pubblicazione del rapporto World GBC Bringing Embodied Carbon Upfront, chiede l’azzeramento al 2050 anche delle emissioni incorporate negli edifici[1]. Nel dicembre del 2022, inoltre, GBC ha lanciato la Roadmap Italiana per la decarbonizzazione degli edifici al 2050, con l’obiettivo principale di mostrare la strada per il raggiungimento della neutralità climatica per l’ambiente costruito, mediante un approccio sistemico.[2]

Tale scenario è dovuto a tre ragioni principali: a) una mancanza di conoscenza e di consapevolezza da parte dei decisori politici e dei media, b) l’influenza delle lobby dei combustibili fossili che non permette un reale dibattito pubblico su questo tema, con conseguente resistenza al cambiamento e c) la lentezza del settore delle costruzioni ad abbracciare l’innovazione.

Proposte

Nell’ambito del progetto, Kyoto Club ha avviato una campagna di comunicazioni rivolta ai membri del Governo, ai parlamentari nazionali, ai parlamentari italiani eletti all’Eurocamera, alle Giunte e ai Consigli regionali e agli Enti locali.

Nel merito, il nostro progetto ha identificato le seguenti priorità e obiettivi:

1. La revisione della Direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici – EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) – dovrebbe includere in maniera armonica una metodologia per l’introduzione dell’approccio WLA (Whole Life Cycle) trasparente e standardizzata a livello europeo.

2. La stessa revisione della EPBD dovrebbe prevedere dei valori-soglia, ottenuti da un’analisi dell’intero ciclo di vita, legati alle emissioni climalteranti nell’edilizia. Questi valori diventerebbero effettivi una volta che sia disponibile una baseline UE per le emissioni incorporate. La Commissione Europea dovrebbe essere in grado di definire tali valori di soglia senza dover passare per una nuova revisione completa della direttiva.

3. La revisione del Regolamento sui prodotti da costruzione – CPR (Construction Products Regulation) – in maniera analoga, dovrebbe includere specifiche sulle emissioni incorporate.

4. Di nuovo, la revisione del CPR dovrebbe comprendere l’indicazione dei valori di emissioni incorporate nei prodotti da costruzione con etichetta CE, già rispondenti a standard omologati nel CPR, come acciaio, cemento, vetro, legno e isolanti (materiali con elevate emissioni).

5. L’Italia – seguendo un percorso che altri Stati Membri hanno già iniziato – dovrebbe includere, a livello nazionale, le emissioni incorporate di carbonio nella legislazione, e dotarsi di una normativa adeguata.

6. Le Regioni grazie alle loro competenze in materia di edilizia possono varare norme autonome che possono favorire, da un lato, la riduzione delle emissioni di carbonio incorporate sul territorio regionale e, dall’altro, sostenere la crescita innovativa del comparto edile locale.

7. Chiediamo che l’intero comparto edilizio italiano sia ad emissioni zero (ZEB, Zero Emission Buildings) entro il 2050.


[1] https://worldgbc.s3.eu-west-2.amazonaws.com/wp-content/uploads/2022/09/22123951/WorldGBC_Bringing_Embodied_Carbon_Upfront.pdf

[2] https://gbcitalia.org/wp-content/uploads/2023/03/230324_Roadmap-decarbonizzazione.pdf

Position paper: Riduzione delle emissioni incorporate negli edifici (pdf)


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