COP 29, Silvestrini: la transizione ecologica non si fermerà
Secondo il direttore scientifico di Kyoto Club, la Cina raccoglierà dagli Stati Uniti il testimone di leader della transizione ecologica.
“La COP 29 si tiene, ancora una volta, in un Paese petrolifero, come successo l’anno scorso. Se vogliamo effettivamente riuscire a ridurre le emissioni dobbiamo riuscire a coinvolgere i paesi petroliferi. Lo scopo principale è la caccia ai fondi: i Paesi in via di sviluppo chiedono che ci siano delle risorse destinati a loro sia per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici che per la riduzione dei gas serra”.
Lo sostiene il direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini, intervistato in merito alla 29° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, attualmente in corso nella capitale azera, Baku. Secondo Silvestrini, ” erano previsti 100 miliardi di euro all’anno dal 2020 in poi, ma siamo arrivati ad 80 miliardi. Passare da 100 miliardi a 1000 è una cifra enorme. Possono entrare in gioco i privati – con le risorse pubbliche questo è un obiettivo difficile. La sfida è molto ambiziosa, anche perché gli Stati Uniti si stanno defilando”.
Ma a questo punto, con il disimpegno Usa, che scenari si prospettano? Il direttore scientifico di Kyoto Club non ha dubbi, “la Cina che in questo momento è leader internazionale delle rinnovabili e della mobilità elettrica ha buone chances di diventare leader, è il Paese che sta lavorando di più per le tecnologie di riduzione delle emissioni”. L’Europa, invece “si presenta debole, soprattutto per i problemi interni di Francia e Germania.
In conclusione, secondo lo scienziato “siamo in presenza di una rivoluzione, in campo energetico è partita e non si fermerà. Le rinnovabili godono di un grande successo, la transizione coinvolge moltissimi Paesi. Siamo in una fase di debolezza di eco-diplomazia ma di grande forza della transizione energetica”.