Sono della scorsa settimana le attese osservazioni al Piano strategico nazionale italiano pubblicate dal ministero per le Politiche agricole sul sito della Rete rurale nazionale. “Il piano, nella sua forma attuale, non è sufficiente” afferma la Commissione europea. Le Associazioni danno atto al ministro Patuanelli e alla struttura del Mipaaf di aver garantito un approccio trasparente avendo rese pubbliche le osservazioni ricevute, al contrario di quanto fatto della Commissione europea, che, nonostante le iniziali promesse del Commissario Wojciechowski, aveva deciso di non diffonderle fino alla risposta degli Stati membri.
Attraverso 244 rilievi la Commissione europea traccia l’identikit di un piano indefinito negli obiettivi e scarso a livello di ambizione. “Le note della Commissione rilevano un Piano finalizzato essenzialmente a tutelare storiche rendite di posizione – continuano le associazioni – non si spiega altrimenti il rallentamento sulla obbligatoria convergenza interna del valore dei titoli e l’inadeguata ridistribuzione di risorse, tutto a svantaggio delle aree rurali del Paese più bisognose di rilancio e sostegno.” Senza una correzione di rotta, segnalano i valutatori della Commissione Ue, il flusso di sussidi europei favorirà i territori tradizionalmente più premiati dalla Pac (in particolare le grandi aziende zootecniche della Pianura Padana), accentuando i divari di reddito rispetto alle aree più svantaggiate della penisola, con il conseguente rischio di un ulteriore abbandono delle aree interne.
Sugli obiettivi ambientali il giudizio è ancora più severo, ricalcando le critiche delle organizzazioni ambientaliste, dei consumatori e dell’agricoltura biologica rimaste inascoltate in fase di prima stesura del Piano, quando era stata fatta prevalere la logica dello “status quo” richiesto da una parte del mondo agricolo.
Secondo la Commissione, il Piano non quantifica gli obiettivi da perseguire, benché tale indicazione sia obbligatoria, con l’aggravante che le misure impostate hanno un’efficacia incerta ed indimostrabile, ad esempio per ridurre l’impronta idrica e climatica dell’agricoltura. Appaiono, inoltre, evanescenti e incoerenti le misure per perseguire diversi obiettivi delle strategie Farm to fork e Biodiversità 2030, ad esempio per la riduzione dell’uso di fertilizzanti e pesticidi o per il raggiungimento del 10% di aree naturali negli agroecosistemi.
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