T&E: Trilogo UE, l’Europa conferma definitivamente il phase-out dei veicoli endotermici al 2035 ed esclude gli e-fuels

Era il 1897 quando Rudolf Diesel rivoluzionò l’efficienza della propulsione. Oggi, 125 anni dopo, i decisori politici europei hanno finalmente stabilito che è  arrivato il momento di chiudere il capitolo del motore a combustione. Una tecnologia nata nel secolo scorso, inefficiente e inquinante che oggi cede il passo ad una soluzione nettamente migliore: l’auto elettrica”. È il commento di Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia, alla decisione assunta da Bruxelles nel corso della seconda e risolutiva riunione del Trilogo UE sulla revisione degli standard di CO2 per auto e furgoni nuovi. 

“A beneficiare di questa decisione saranno il clima, l’ambiente, la salute di cittadine e cittadini e l’industria automotive europea” aggiunge Aneris. “La direzione è finalmente chiara. I tempi anche. È ora per l’Europa di dotarsi di una strategia industriale comune ed efficace, che sia in grado di  mantenere alta la competitività del Continente e proteggere la sua forza lavoro”.

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“I bonus auto non devono supportare tecnologie da abbandonare”

I bonus auto in Italia hanno fallito, perché sono stati stanziati anche per le auto con motori a combustione che devono essere abbandonate al più presto: abbiamo speso 3 miliardi di fondi pubblici in tre anni, ma abbiamo in circolazione il numero più basso di auto elettriche di tutta Europa (l’8% del mercato, contro il 20% continentale). Un fallimento anche dal punto di vista del mercato dei veicoli a combustione tradizionali: si vende, infatti, il 34% in meno di auto rispetto al 2019. Acquistiamo, dunque, meno auto e consumiamo meno carburanti (entrambi sempre più cari). Al tempo stesso, ci sono meno autobus in circolazione e utilizziamo meno i treni rispetto al 2019. Segno evidente che non stiamo sostenendo la mobilità sostenibile e pulita e nemmeno la libertà di movimento degli italiani.

Dopo anni di proposte e richieste per ricondurre l’Italia nel solco degli esempi positivi europei, le associazioni Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’aria, con il supporto e il coordinamento di Transport & Environment, hanno deciso di ricorrere al TAR contro il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2022, che ha stabilito il “Riconoscimento degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti” per gli anni 2022, 2023 e 2024.

Dal 2020, dopo lo scoppio della pandemia, i governi che si sono succeduti hanno speso circa 2,6 miliardi di euro in bonus per l’acquisto di nuove auto, a cui vanno aggiunti altri 500 milioni circa da parte delle Regioni e di alcuni Comuni. Tutte le leggi e i decreti hanno sempre giustificato l’esborso di denaro pubblico con la motivazione di sostenere la transizione all’auto “non inquinante” e all’economia circolare. Eppure, caso unico in Europa, abbiamo impiegato la gran parte dei 3 miliardi spesi in questi tre anni per auto a combustione altamente inquinanti, con emissioni sino a 135 grammi di CO2 per km. In nessun altro Paese europeo si finanziano auto con motore a combustione interna, ad eccezione della Romania che fa comunque meglio dell’Italia, visto che gli incentivi si arrestano ai 120 grammi di CO2 per km. Inoltre, il decreto scritto dal Mise ha contribuito a rendere limitante e complicato l’accesso ai bonus per l’auto elettrica (limiti sui modelli, sui beneficiari, sui redditi e incongruenze relative al tetto massimo).

Proviamo a fare un confronto con la Germania, Paese europeo altrettanto generoso nell’elargire bonus a nuove auto: anche i tedeschi hanno già speso circa 3 miliardi in incentivi, ma solo sulle auto completamente elettriche (0-20 grammi di emissioni di CO2 per km) e plug-in (21-50 grammi). I due terzi delle auto nuove sono stati acquistate dalle imprese o dalle società di noleggio o di sharing, senza indebitare le famiglie. Da noi è avvenuto il contrario. Ora, sulle strade tedesche circolano 660 mila auto elettriche e 550 mila plug-in. In Italia, invece, 150 mila elettriche e 155 mila plug-in: quattro volte di meno. Abbiamo dunque speso quanto in Germania (che conta 80 milioni di abitanti), le famiglie italiane si sono indebitate e abbiamo molte meno auto pulite rispetto a loro. Dal punto di vista economico, sociale e ambientale, è un completo fallimento.

Sono altri, invece, gli investimenti pubblici necessari per promuovere la mobilità per tutti e la transizione ecologica: bonus solo per i mezzi elettrici (non solo le auto) e, soprattutto, investimenti e aiuti nella riconversione produttiva (comprese misure di economia circolare per batterie o microchip) e nell’offerta di servizi di mobilità sostenibile, elettrica, digitale, pubblica o condivisa (sharing mobility) e per la ciclabilità. Altri tipi di “ecobonus” esistono: il governo italiano ha appena aperto agli incentivi di 60 euro per gli abbonamenti ai mezzi pubblici per andare al lavoro: una misura positiva, ma lo stanziamento è limitato a soli 180 milioni. Inoltre, è necessario potenziare l’offerta. In Italia, grazie al PNRR, stiamo acquistando 3.400 bus elettrici e a metano, ma dovremmo aggiungere altri 7.000 bus elettrici all’anno per cambiare tutti quelli in circolazione, entro il 2030. Grazie al PNRR realizzeremo 11 km di nuove metropolitane, ma ne servono altri 200 per raggiungere la media europea. Servono anche nuovi 400 km di linee tranviarie e altrettanti di filovie per eguagliare l’offerta tedesca o francese.
Le organizzazioni ambientaliste che hanno promosso il ricorso al TAR chiedono quindi al governo di mettere fine a qualsiasi incentivo all’acquisto di auto con motori a combustione, di privilegiare gli interventi a sostegno della riconversione industriale verso la mobilità elettrica e gli investimenti nelle infrastrutture di mobilità sostenibile a zero emissioni, gli unici che possono garantire sostenibilità sociale e ambientale nei tempi più brevi possibili.

Ecco le principali motivazioni del ricorso al TAR contro il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2022 che ha stabilito il “Riconoscimento degli incentivi per l’acquisto di veicoli non inquinanti” per gli anni 2022, 2023 e 2024:

· Incostituzionalità del Decreto Legge in virtù del quale è stato emanato il DPCM, difettando i requisiti di straordinarietà e urgenza necessari ad avocare il potere costituzionalmente riservato alle assemblee legislative. Le misure per il rilancio di politiche industriali del settore “automotive” italiano, infatti, costituiscono un “corpo estraneo” in un decreto legge il cui intento principale è far fronte alla crisi energetica
· Violazione e falsa applicazione di norme nazionali e sovranazionali che definiscono i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, nonché relative alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada, delle norme nazionali di attuazione di quelle europee e delle disposizioni del decreto legge.
· Il fondo destina gran parte dello stanziamento di bilancio agli incentivi di mercato, mentre nessuna risorsa viene individuata per tutti gli altri obiettivi di riconversione produttiva.
· Il DPCM incentiva l’acquisto di veicoli nuovi di fabbrica con emissioni comprese in fasce superiori a quelle compatibili con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l’ambiente nel periodo 2020-2024.
· Le soglie emissive oggetto di incentivi comprese nella fascia 21-60 e 61-135 grammi (g) di anidride carbonica (CO2) per chilometro (Km) risultano arbitrarie e in contrasto con le norme eurounitarie e domestiche che ritengono compatibili con i suddetti obiettivi categorie di autovetture con emissioni non superiori a 50g CO2/Km.

Si corre il rischio concreto di spendere ingenti fondi pubblici per l’immatricolazione nel nostro Paese di autovetture più difficilmente vendibili nei paesi europei rispettosi dei target di emissione cui anche l’Italia è vincolata, avendo espressamente recepito la direttiva (UE) n. 2019/1161.

Il ricorso è stato reso possibile grazie al generoso impegno degli avvocati Diego Aravini, Daniela Ciancimino, Micaela Chiesa, Emanuela Beacco, Umberto Fantigrossi e Andrea Civati.

Verso una città a zero emissioni. I PUMS delle città metropolitane a confronto

L’iniziativa, dal titolo Mobilitaria 2022. Verso una città a zero emissioni. I PUMS delle città metropolitane a confronto.
Si terrà nell’ambito di EXPOMOVE a Firenze (Sala B delle Nazioni, orario 15:00 – 17:00).

Gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione Europea puntano a raggiungere zero emissioni di CO2 nelle città. Un obiettivo sfidante, che va di pari passo con la riduzione delle emissioni inquinanti, che ogni anno determinano decine di migliaia di morti premature. Riequilibrare la ripartizione modale assicurando almeno il 50% degli spostamenti con il trasporto pubblico non inquinante e con la mobilità attiva costituisce un obiettivo strettamente connesso con quello della decarbonizzazione dei trasporti.

Perseguire questi risultati significa operare in tre direzioni:

  • Realizzare una “cura del ferro”, per mettere a disposizione un servizio di trasporto pubblico non inquinante e davvero concorrenziale con il trasporto privato;
  • Ripensare l’assetto urbano, privilegiando la mobilità attiva, pedonale e ciclabile, limitando la circolazione dei mezzi privati con zone a velocità limitata ed a basse emissioni;
  • Favorire il ricambio del parco veicolare per una sua elettrificazione.


I PUMS sono lo strumento pianificatorio che le amministrazioni hanno a disposizione per operare in questa logica.

Studiosi, ricercatori e amministratori si confronteranno su questi temi mettendo in comune conoscenze e prospettive in vista di un traguardo, quello del 2030, ormai assai vicino.

Programma

Ore 15:00

Introduce e modera Francesco Petracchini – CNR IIA

Il quadro delle emissioni di CO2 e di inquinanti atmosferici e le prospettive al 2030

  • Laura Tomassetti – CNR-IIA – Emissioni dei gas serra e degli inquinanti a scala metropolitana
  • Cristina Leonardi – CNR IIA – La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria
  • Antonella Bernetti – ISPRA – Inventario delle emissioni da trasporto stradale a livello nazionale e provinciale
  • Antonio Piersanti – ENEA – Impatto potenziale sull’Italia di limiti più stringenti alle concentrazioni di inquinanti nella nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria

Ore 15:45

Modera Claudio Magliulo – Coordinatore Italia Campagna Clean Cities

I PUMS sono all’altezza di questa sfida? Quali strategie e quali azioni propongono? Sono sufficienti per la riduzione delle emissioni fissate dal Green Deal al 2030?

  • Marco Talluri – Kyoto Club

Ore 16:00

Il punto di vista delle amministrazioni locali

  • Chiara Foglietta – Comune di Torino (online)
  • Valentina Orioli – Comune di Bologna
  • Stefano Giorgetti – Comune di Firenze
  • Matteo Campora – Comune di Genova (online)
  • Flora Leoni – Comune di Prato

Ore 17:00 – Conclusione

Mobilità urbana e sostenibile. Presentazione del Manifesto “Per città 30 e strade sicure e vitali”

Istituzioni e cittadini si uniscono contro la violenza stradale: nasce così il Manifesto per città a 30km/h anche in Italia, promosso da Fondazione Luigi Guccione insieme a Legambiente e Rete Vivinstrada, condiviso e firmato dal Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Anci, Aci, Fiab, Asvis, Ancma, Kyoto Club, Amodo, Associazione Pietrobono, insieme a Jean Todt, inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la sicurezza stradale.

“Per una nuova mobilità, per città più belle con l’obiettivo ‘0 vittime’ perché è la velocità la causa prima degli incidenti”, ha sottolineato Francesco Ferrante, Vicepresidente di Kyoto Club che oggi è intervenuto al convegno di presentazione del Manifesto “Per città 30 e strade sicure e vitali”.

Obiettivo del Manifesto è combattere la violenza stradale affinché le persone possano essere di nuovo al centro dello spazio pubblico, partendo dai più fragili – soprattutto dai bambini, pedoni, ciclisti, disabili, anziani, ma anche automobilisti e motociclisti (che da soli ammontano a 2.24 dei 3.173 morti e 17.600 feriti gravi registrati nel 2019, fonte Istat).

Il Manifesto, promosso da Fondazione Luigi Guccione insieme a Legambiente e Rete Vivinstrada, è stato condiviso e firmato dal Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Anci, ACI, FIAB, Asvis, ANCMA, Kyoto Club, AMODO, Associazione Pietrobono, insieme all’inviato Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la sicurezza stradale, Jean Todt, durante il convegno di lancio che si è svolto oggi 19 luglio a Roma presso la sede dell’Automobilie Club d’Italia.

Sono tre gli impegni principali che emergono dal Rapporto: realizzare le “Città 30”, moderando la velocità nelle strade urbane di quartiere appunto a 30km/h, realizzando dei ‘living streets’ dove lo spazio pubblico viene restituito dalle macchine alle persone; garantire (grazie alla tecnologia e al nudging) l’applicazione del rispetto delle norme di una guida corretta, con il rispetto dei limiti di velocità; prevedere una legge per l’assistenza alle vittime di violenza stradale.

Si tratta quindi di attuare politiche attive già in molte capitali europee come Amsterdam, Copenaghen, Parigi, Berlino, Barcellona, Valencia, Bilbao, Bruxelles, Londra, Madrid.

Il nostro Paese è in ritardo.

“L’obiettivo zero morti e feriti gravi sulle strade, assunto a livello sia internazionale (ONU) che europeo (UE) – dichiarano i promotori del Manifesto – richiede un’alleanza fra tutti gli utenti della strada per la tutela primaria della vita umana e impone nuove politiche più rapide ed efficaci, in grado di cambiare le città, le strade, il sistema della mobilità, gli stili di vita e di guida, per fermare la strage stradale e contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici”.

Comunicato stampa a cura di Kyoto Club (PDF)

Manifesto Per Città 30 e strade sicure e vitali (PDF)

Dossier – L’Altravia (Il Periodico della Sicurezza Stradale – PDF)

Video del convegno di presentazione – Roma, 19 luglio (YouTube)

Programma del convegno di presentazione (PDF)

Decarbonizzare i trasporti

Il Rapporto è stato elaborato dagli esperti della Struttura Transizione Ecologica della Mobilità e delle Infrastrutture (STEMI) del MIMS stesso.

In Italia, il settore dei trasporti è direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2, a cui si aggiungono  le emissioni nel settore dell’aviazione e del trasporto marittimo internazionali. Il 92,6% delle emissioni nazionali di tutto il comparto è attribuibile al trasporto stradale di passeggeri e merci, settore per il quale si registra un aumento del 3,2% delle emissioni tra il 1990 e il 2019, in controtendenza rispetto al calo del 19% delle emissioni totali durante lo stesso periodo.

Per contribuire a raggiungere gli obiettivi europei, del pacchetto ‘Fit for 55’, che prevedono la riduzione del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050, è necessario accelerare il processo di decarbonizzazione, partendo proprio dal settore della mobilità. 

Per ridurre le emissioni climalteranti del settore le soluzioni tecnologiche basate sull’elettrificazione risultano attualmente quelle più promettenti per diversi comparti, soprattutto quello del trasporto su strada. Biometano, idrogeno verde, biocombustibili avanzati e combustibili sintetici, a causa dell’attuale scarsa capacità produttiva e degli alti costi ad essa collegati, potranno servire a decarbonizzare trasporti più difficilmente elettrificabili, come quelli marittimi e aerei.  

“L’obiettivo è accelerare la transizione ecologica, riducendo drasticamente le emissioni inquinanti e climalteranti nei trasporti nei prossimi otto anni. Per il Paese è una grande sfida verso un modello di sviluppo sostenibile e per le imprese una grande opportunità di innovazione e business”, ha sottolineato il Ministro Giovannini. “Il Rapporto offre considerazioni scientifiche e suggerimenti di policy a beneficio sia del settore pubblico sia di quello privato. Dal punto di vista degli interventi infrastrutturali date le condizioni tecnologiche attuali e ferma restando l’esigenza di continuare a sperimentare soluzioni alternative ai combustibili fossili, è fondamentale investire in sistemi di generazione elettrica da fonti rinnovabili e potenziare la rete di ricarica.  Molti degli interventi del Mims, inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o finanziati con l’ultima legge di Bilancio, vanno nella direzione indicata dal Rapporto, ma ulteriori investimenti saranno necessari da parte del settore pubblico e del settore privato per raggiungere gli obiettivi europei”

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Dopo la tragedia de L’Aquila, subito divieto di transito e sosta per auto e moto nei pressi di tutte le scuole

Ieri a L’Aquila, un’automobile incustodita ha sfondato la recinzione di una scuola materna,
uccidendo un bambino e ferendone altri cinque.
È la norma davanti agli istituti scolastici di tutta Italia: automobili e mezzi a motore che
sostano o sfrecciano di fronte agli ingressi delle scuole di ogni ordine e grado, creando
pericolo, inquinamento e cattiva educazione stradale. A subirne le conseguenze nefaste,
come sempre accade, vittime innocenti.
Ancora una volta si sarebbe potuto evitare.
Per limitare i danni, diretti e indiretti, prodotti dai mezzi a motore, dal 2020 è stata introdotta
nel Codice della Strada la “zona scolastica”. Un’area in prossimità della scuola, in cui è
garantita una “particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente” (art. 3 comma 58-bis
del C.d.S.).

Per istituire una strada scolastica è sufficiente che il Sindaco emetta un provvedimento
limitativo della circolazione, sosta o fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli (art. 7
comma 11 bis del C.d.S.).
Nonostante siano trascorsi due anni dall’introduzione delle strade scolastiche nel Codice
della Strada, questo provvedimento è stato adottato solo da poche decine di comuni su un
totale di oltre 8000. Si tratta di un numero irrisorio a fronte del valore in termini di sicurezza e
salute per i nostri bambini, soprattutto se paragonato alle centinaia di strade scolastiche già
realizzate in città europee come Londra (500), Parigi (170) e Barcellona (150).
Le strade scolastiche sono strumenti facilmente attuabili, normati e riconosciuti ovunque
come indispensabili. L’inerzia da parte dei Comuni nell’istituirle ha purtroppo conseguenze
molto pesanti: la tragedia di ieri è solo l’ultimo episodio sconvolgente di uno stile di mobilità
non più accettabile, non più sostenibile.

Sono stati scritti messaggi di cordoglio da parte di Parlamentari, Presidenti di Regione e Sindaci.
Il cordoglio non basta. Si vada oltre.
Le Associazioni firmatarie, tra cui Kyoto Club, chiedono che:

I Sindaci colmino il ritardo accumulato in questi due anni, ed emettano, già da
domani, divieti di transito e parcheggio ad auto e moto di fronte ad asili e scuole:
bastano un’ordinanza, un cartello e una transenna.
● I Dirigenti scolastici liberino da subito i cortili delle scuole dal parcheggio delle
auto di personale e genitori, che sono un rischio quotidiano di tragedie e privano i più
piccoli di spazi di gioco ed educazione all’aperto.
● Il Parlamento renda obbligatoria l’istituzione delle zone scolastiche davanti a
ogni istituto, con chiusura al traffico e alla sosta delle macchine come minimo negli
orari di entrata e uscita degli alunni mediante barriere fisiche.
● I Presidenti e Consiglieri di Regione facciano pressione a livello nazionale
affinché l’obbligo sia istituito.

Le Associazioni e Movimenti Ambientalisti per la Mobilità Attiva e Sostenibile.
I firmatari (in ordine alfabetico):

Bike4City Aps
Bikeitalia.it
Bike to school Asd
Bike to school Napoli
Cicloriparo Genova
Cinnica libera consulta per l’infanzia – Bologna
Circoliamo Sampierdarena
Cittadini per l’Aria
Clean Cities Campaign
Consulta cittadina sicurezza stradale, mobilità dolce, sostenibilità di Roma Capitale
Consulta della Mobilità Ciclistica e Moderazione del Traffico di Torino
Consulta comunale della Bicicletta di Bologna
Ecoborgo Campidoglio Aps Torino
Famiglie senza auto
FIAB Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta
Fondazione Michele Scarponi Onlus
Fondazione Luigi Guccione
Genitori AntiSmog
hub.MAT APS
Kyoto Club
Legambici – Legambiente per la mobilità attiva e la ciclabilità APS, Milano
Legambiente Onlus
Massa Critica Genova
Massa Marmocchi – In bici a scuola Milano
Milano Bicycle Coalition ASD
Napoli per Bambini
Salvaiciclisti-Bologna APS
Salvaiciclisti Roma – Sic Roma APS
Teachers For Future Italia
t-Riciclo Bimbi a Basso Impatto
#genovaciclabile

Kyoto Club pubblica il documento “CNC network”

Kyoto Club pubblica una lista delle organizzazioni che hanno contribuito allo svolgimento delle varie fasi del progetto CNC. Per una PAC a emissioni zero, progetto dell’Associazione con il contributo della Direzione Generale “Agricoltura e Sviluppo Rurale” della Commissione europea e con il patrocinio del Ministero per la Transizione Ecologica e il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Per ogni fase progettuale l’Associazione ha potuto contare, con molto piacere, sulla collaborazione di molte associazioni di settore e di realtà operanti nel settore agricolo.

Leggi il documento CNC network (PDF)

Pre-Summit Food Systems: la società civile chiede sistemi alimentari più inclusivi

Popolazioni indigene, attivisti per i diritti, leader di comunità e accademici sono stati al centro del secondo giorno del Pre-Vertice sui Sistemi Alimentari delle Nazioni Unite tenutosi a Roma con un appello unanime rivolto ai Paesi affinché trasformino i sistemi alimentari in modo che siano più inclusivi.
Quattro le “leve di cambiamento” oggetto delle sessioni della giornata, tra cui l’empowerment di donne e i diritti umani.

I relatori intervenuti hanno affrontato questioni come la necessità di un maggiore riconoscimento dei diritti di proprietà della terra, il diritto delle popolazioni indigene, i legami tra i settori umanitario e dello sviluppo e la necessità che i sistemi alimentari rispettino la parità di genere.

Sin dai primi giorni del Pre-Summit, le leadership Onu hanno accolto un approccio inclusivo e trasparente. Il comunicato ufficiale dell’Onu ricorda, riportando le varie dichiarazioni dei relatori e dei rappresentanti della società civile, intervenuti su questa importante questione sociale, come appunto i giovani e i bambini siano al centro di una trasformazione necessaria dei sistemi alimentari.

Cibo, ambiente, agricoltura, cambiamenti climatici. Il Pre-Summit Onu a Roma

Si è svolto a Roma dallo scorso 26 luglio fino ad oggi, 28 luglio, il pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari: Pre-Summit. Food Systems Summit 2021.

Tanti i temi affrontati durante l’evento organizzato dall’Onu e dal Governo italiano: cibo, ambiente, agricoltura, cambiamenti climatici, fame, spreco alimentare, sostenibilità.

discuterà di mettere a sistema le circa 2000 proposte arrivate da ogni parte del mondo da presentare a settembre a New York per il vero e proprio incontro internazionale.

L’incontro di Roma è la prima parte del Food Systems Summit che si concluderà a New York e che sarà l’occasione per identificare le azioni concrete intorno a cui costruire vere e proprie alleanze d’azione a livello mondiale. Grazie a questa iniziativa l’Onu ha voluto riaffermare con forza il proprio impegno a promuovere i diritti umani per tutti e ad assicurare che i gruppi più svantaggiati abbiano l’opportunità di partecipare, contribuire e beneficiare del processo. In questo evento sono stati mostrati e analizzati gli ultimi approcci scientifici per trasformare i sistemi alimentari globali e proposti nuovi impegni attraverso gruppi di azione per mobilitare e stimolare nuovi finanziamenti e partenariati.

Il Direttore Generale della FAO ha ribadito la richiesta di maggiori investimenti nelle aree rurali e azioni per porre fine alla fame e alla povertà. Leggi l’articolo (in lingua inglese).

Maggiori informazioni

UN Food Systems Pre-Summit

Il pre-vertice del Summit sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite getterà le basi per l’evento globale culminante di settembre, riunendo diversi attori da tutto il mondo per sfruttare il potere dei sistemi alimentari per realizzare progressi su tutti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Ospitato dal governo italiano, il Pre-Summit si svolgerà a Roma dal 26 al 28 luglio 2021. L’evento, aperto a tutti coloro che desiderano partecipare, avrà un formato ibrido, con una componente di persona integrata da un vasto programma virtuale e piattaforma. Attraverso il pre-vertice, il vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite riaffermerà il suo impegno a promuovere i diritti umani per tutti e garantire ai gruppi più emarginati l’opportunità di partecipare, contribuire e beneficiare del processo del vertice.

Sotto la guida del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, il Pre-Summit è un “Vertice del popolo” che riunirà giovani, agricoltori, popolazioni indigene, società civile, ricercatori, settore privato, leader politici e ministri dell’agricoltura, dell’ambiente, salute, nutrizione e finanza, tra gli altri partecipanti. L’evento mira a fornire gli ultimi approcci scientifici e basati sull’evidenza alla trasformazione dei sistemi alimentari di tutto il mondo, lanciare una serie di nuovi impegni attraverso coalizioni d’azione e mobilitare nuovi finanziamenti e partenariati. Tutto questo sarà ottenuto promuovendo un impegno diversificato da tutte le parti per scoprire la più ampia gamma di soluzioni e avere il massimo impatto, insieme.

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